PSA & Prostata: dottore mi spieghi
Il PSA, acronimo inglese di antigene prostatico specifico, è una proteina scoperta da un ricercatore americano, l’immunologo Dr. Richard Ablin, prodotta principalmente dal tessuto ghiandolare prostatico. Il PSA viene secreto nel liquido seminale e in condizioni fisiologiche normali solo quantità minime di antigene raggiungono il circolo ematico, il sangue.
“L’aumento del valore di PSA – che si ottiene dall’analisi del sangue – può essere pertanto considerato un marcatore di patologia prostatica, ma non necessariamente un tumore” – spiega il dott. Roberto Sanseverino, Vice Presidente AURO.it - Associazione degli Urologi Italiani e Direttore dell’UOC Urologia dell’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore (SA).
Può esserci infatti in corso una infezione, una prostatite, una iperplasia prostatica benigna (IPB). Inoltre, va detto che gli attuali valori di riferimento di PSA indicati dai laboratori di analisi sono considerati superati e che devono essere valutati in rapporto all’età del paziente e altri fattori come l’ingrossamento della ghiandola prostatica.
È importante comunque effettuare quello che viene definito ‘screening opportunistico’, ovvero un esame dall’urologo, a seconda della propria storia clinica e delle proprie convinzioni sulla medicina preventiva.
In Italia il carcinoma della prostata è attualmente la neoplasia più frequente tra i maschi e rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età. Nel 2018 erano attesi circa 35.000 nuovi casi.
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