Capitolo 3
Negli ultimi dieci anni, sono avvenute modifiche profonde nel tessuto demografico e sociale dell’Italia. L’ampliarsi del deficit tra nascite e decessi e la contrazione del saldo migratorio hanno innescato dal 2014 una fase demografica recessiva, accentuata dallo squilibrio nella struttura per età. La progressiva diminuzione della popolazione tra 15 e 49 anni comporta di per sé una riduzione sul ricambio naturale.
Il 60 per cento del calo dei nati degli ultimi dieci anni è dipeso dalla diminuzione dei potenziali genitori. Aumenta, invece, la popolazione over 65 alimentata da generazioni sempre più numerose e longeve, molto diverse dalle precedenti per livello di istruzione.
Sono aumentate le famiglie ma si è ridotto il numero dei componenti. Sono diminuite le famiglie composte da coppie con figli che nel Centro-nord non rappresentano più il modello prevalente. Al contempo, sono aumentate le coppie non coniugate, le famiglie ricostituite, i single non vedovi e i monogenitori non vedovi. È proseguito, inoltre, lo spostamento in avanti di tutte le tappe
cruciali della vita, a cominciare dall’uscita dei giovani dalla famiglia di origine.
È notevolmente cambiata anche l’immigrazione. L’ultimo decennio è stato caratterizzato dal radicamento sul territorio dei migranti arrivati nei decenni passati e da un rilevante mutamento dei nuovi flussi migratori in arrivo. Gli ingressi si sono ridotti e hanno caratteristiche e modelli migratori differenti. Tra i cittadini non comunitari si è assistito a una forte contrazione dei flussi
per motivi di lavoro, a una sostanziale stabilità di quelli per ricongiungimento familiare e a una improvvisa crescita dei migranti in cerca di protezione internazionale, di cui i profughi ucraini sono l’ultimo tragico esempio.
Sono cresciuti numericamente i giovani di origine straniera. Alcuni di questi hanno cittadinanza straniera, altri quella italiana dalla nascita o per acquisizione.
Molti ragazzi, italiani e stranieri, immaginano il loro futuro in un paese diverso dall’Italia, facilitati in questa prospettiva anche dalla mobilità virtuale a cui sono abituati come nativi digitali. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare perché rischia di far disperdere un capitale umano prezioso, soprattutto pe un Paese che invecchia sempre più e sempre più velocemente.
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