L’infinito è stato composto tra il 1818 e il 1819, quando Leopardi aveva tra i 20 e i 21 anni. Ha dunque 200 anni, ma non li dimostra, perché esprime emozioni universali e non smette di affascinare chi si perde nei suoi versi.
Nell'anno del bicentenario, Casa Leopardi di Recanati ha invitato gli studenti italiani a celebrare l'evento con la lettura collettiva del celeberrimo idillio in contemporanea nazionale. I docenti di Lettere della sede di Sarno del'IIS Cuomo Milone hanno accolto con entusiasmo l'occasione per promuovere la conoscenza e la diffusione della poetica di questo gigante della letteratura mondiale.
Alle ore 11.30 del 28 maggio 2019, tutti gli studenti dell'IPSIA hanno indossato delle t-shirt bianche e recitato, nello scenario suggestivo del cortile della sede storica di Sarno, gli endecasillabi sciolti più famosi dell'800.
Molti alunni si sono chiesti: "Ha senso e valore leggere e, perché no, recitare a memoria questi versi così lontani da noi?"
Rispondiamo con le parole di Italo Calvino che, nelle lezioni americane, afferma che i classici sono quei capolavori della letteratura che a ogni rilettura consentono di apprezzare molti più dettagli e significati rispetto alla precedente. Quella che in gioventù può essere stata una lettura distratta, insofferente perché imposta, in età matura apre un nuovo ventaglio di scoperte.
Gli stessi ragazzi che hanno protestato davanti alle difficoltà che incontravano nella memorizzazione di termini e costrutti "difficili", hanno poi apprezzato sinceramente il senso profondo del testo.
A dimostrazione che, nonostante la vetusta età, "L’infinito" è una poesia che non ha mai finito di comunicare, e lascia su di noi una traccia che entra a far parte della nostra cultura, dei nostri valori, della nostra esperienza. È una poesia che non ha bisogno di essere spiegata, parafrasata, declamata con toni solenni. È una riflessione intima, entra sotto pelle, nelle ossa, e di lì comincia a pulsare, a sprigionare la sua straordinaria forza evocativa.
E allora iniziamo a immaginare questi interminati spazi e sovrumani silenzi e profondissima quiete e lasciamoci trasportare da questo vagheggiamento come naufraghi tra le onde dell’infinito mare...
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