Uno gli interventi più invasivi, in chirurgia maxillo facciale, che si possono utilizzare per risolvere il problema della Sindrome delle apnee ostruttive del sonno è senza dubbio quello eseguito in chirurgia maxillo-facciale e rappresentato dall'avanzamento maxillo-mandibolare.
Questo intervento mutuato dalla chirurgia ortognatica prevede l'esecuzione delle stesse linee di osteotomia del mascellare superiore (Osteotomia tipo Le Fort I) e della mandibola (osteotomia sagittale della mandibola) eseguite nel trattamento delle seconde e delle terze classi dento-scheletriche.
Nel caso della sindrome delle apnee del sonno, tuttavia, si esegue l'avanzamento di mascellare e mandibola di almeno 10 mm.
Il trattamento chirurgico di avanzamento maxillo-mandibolare permette di:
correggere la presenza di alterazioni della normale fisionomia del volto e, mettendo in tensione la muscolatura delle vie aeree, permette di risolvere le problematiche apnoiche e prevenire le innumerevoli complicanze.
Le tipologie di interventi proposti al fine di risolvere i quadri gravi di Sindrome delle apnee ostruttive del Sonno sono:
l'avanzamento mandibolare isolato e l’avanzamento combinato maxillo-mandibolare.
Questi, inoltre, possono essere associati ad avanzamento del mento (mentoplastica), sia per determinare una maggiore tensione dei muscoli ioidei sia per correggere eventuali problematiche estetiche.
Come accennato precedentemente l'avanzamento maxillo-mandibolare (bimascellare) ha lo scopo di:
a) riposizionare anteriormente la lingua, riducendo così il rischio di collasso delle vie aeree;
b) Aumentare lo spazio aereo posteriore (PAS), mettendo in tensione i muscoli sovraioidei, i muscoli palatali e della muscolatura laterale della faringe;
c) normalizzare i rapporti scheletrici tra mascellare e mandibola quando alterati.
L'avanzamento maxillo-mandibolare infatti vede la sua ottimale applicazione nei soggetti che presentano:
- forme gravi di Sindrome delle apnee ostruttive del Sonno OSAS con spiccata sintomatologia diurna,
- alterazioni anatomiche localizzate al distretto oro-maxillo-facciale.
AVANZAMENTO MAXILLO-MANIDOLARE: TECNICA CHIRURGICA
Questo intervento, utilizzato nella correzione delle alterazioni scheletriche dei mascellari (chirurgia ortognatica) prevede l'esecuzione di una osteotomia tipo Le Fort I del mascellare superiore ed una osteotomia sagittale bilaterale della mandibola, associata o meno ad un avanzamento del mento (genioplastica).
Di seguito troverete cenni delle tecniche chirurgiche.
Osteotomia tipo Le Fort I
L'incisione chirurgica viene effettuata, mediante bisturi a lama fredda o elettrobisturi, a livello della giunzione muco-gengivale del fornice vestibolare superiore (sopra i denti all’interno della bocca).
Successivamente si eseguirà una scheletrizzazione del mascellare superiore comprensivo dell’apertura piriforme e lo scollamento del pavimento nasale, della sua parete laterale e della spina nasale anteriore.
Si eseguirà quindi, mediante trapani appropriati, una linea osteotomica che si dirigerà dall'apertura nasale anteriore sino al livello della giunzione pterigo-mascellare (porzione più posteriore del mascellare superiore).
Senza scendere nei particolari si eseguirà una sezione delle pareti laterali, del setto nasale e dei processi pterigoidei.
In questo modo il mascellare superiore sarà completamente mobilizzato e verrà riposizionato in relazione al programma chirurgico eseguito nel pre-operatorio.
Successivamente verranno utilizzate delle placche, di varia forma e dimensione.
Osteotomia sagittale mandibolare
L'incisione avviene eseguita sulla mucosa della regione più posteriore dell'arcata dentale.
Si eseguirà quindi una scheletrizzazione del corpo mandibolare, fino ad evidenziare il processo coronoide e le inserzioni del tendine del muscolo temporale. Mediante trapani e scalpelli dedicati viene eseguita una frattura chirurgica a livello dell'angolo della mandibola in modo che rimanga un frammento comprensivo dell’arcata dentaria inferiore e due frammenti costituiti dalla branca ascendente e dai condili mandibolari.
Mobilizzata la mandibola si può riposizionarla nella sede desiderata.
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