Gioachino Rossini, IL BARBIERE DI SIVIGLIA, "Ecco ridente in cielo"
LUCIO LUPOLI, tenore
Orchestra Sinfonica Calabrese diretta dal M.° CARLO FRANCI
(Teatro Rendano di Cosenza, 17 novembre 1989)
Prima di Rossini, il musicista napoletano Giovanni Paisiello aveva messo in scena il suo “Barbiere di Siviglia” nel 1782, traendolo dalla commedia omonima di Beaumarchais e riscuotendo uno dei maggiori successi della sua fortunata carriera. Il che faceva sembrare inammissibile che un compositore di soli ventitré anni - per quanto dotato - osasse sfidarlo. Gioachino Rossini in realtà non aveva nessuna responsabilità circa l'idea del soggetto: l’opera era stata infatti scelta dall'impresario del teatro Argentina di Roma, che voleva commissionare un titolo per l'imminente carnevale. Per evitare di scontrarsi con le forbici della censura pontificia, l'impresario aveva proposto come soggetto "Il barbiere di Siviglia", subito approvato dai censori. La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma e terminò fra i fischi. Il clima generale era di totale boicottaggio, dovuto ai sostenitori della versione dell'opera di Paisiello e favorito anche dall'improvvisa morte dell'impresario. Già dalla seconda recita, tuttavia, il pubblico acclamò l'opera di Rossini, destinata ad oscurare la precedente versione di Paisiello e divenendo uno dei melodrammi più rappresentati al mondo.
In apertura d’opera, il Conte d'Almaviva, appena arrivato a Siviglia, si innamora della bella Rosina e, cercando il modo di avvicinarla e di guadagnarne l’attenzione, intona una romantica serenata (“ECCO RIDENTE IN CIELO”) sotto le finestre della fanciulla.
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