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La Giunta per le Immunità del Senato ha respinto a maggioranza (16 contro 6) la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di poter processare il ministro dell'Interno Matteo Salvini con l'accusa di «sequestro di persona aggravato» per il "caso Diciotti". All'origine della vicenda, lo stop del Viminale allo sbarco dalla nave della Guardia costiera "U. Diciotti" di 177 migranti salvati dal naufragio al largo della Libia lo scorso agosto. La parola passa ora all'Aula del Senato, che dovrà esprimersi con voto palese entro il 23 marzo: per stoppare definitivamente l'autorizzazione a procedere servirà la maggioranza assoluta.
In Giunta, i voti a favore della proposta del presidente Maurizio Gasparri sono stati 16: i 4 senatori di Forza Italia Gasparri, Malan, Modena e Paroli; i 4 della Lega-partito Sardo d'azione Pillon, Tesei, Pellegrini, Augussori; Meinhard Durnwalder del gruppo Autonomie; Balboni di FdI; e i 6 esponenti del M5S Giarrusso, Crucioli, Evangelista, Gallicchio, Riccardi, Urraro. La senatrice D'Angelo ha appena partorito e non era presente in Giunta. Hanno votato invece a favore dell'autorizzazione a procedere e quindi contro la proposta Gasparri sei componenti della Giunta: i 4 senatori del Pd Cucca, Rossomando, Ginetti e Bonifazi; Pietro Grasso di LeU e Gregorio De Falco (ex M5S) ora al gruppo Misto.
La contestazione dei dem, Giarrusso fa il gesto delle manette
Un gruppo di senatori dem ha contestato il risultato nel cortile di S. Ivo alla Sapienza, che ospitava la Giunta, gridando in coro «Vergogna e onestà. Giarrusso vergogna» all'indirizzo del senatore pentastellato Michele Giarrusso. A sua volta, Giarrusso ha replicato con un riferimento alle vicende giudiziarie della famiglia Renzi («Io non ho i miei genitori agli arresti domiciliari»), seguito dal gesto delle manette ai polsi indirizzato ai parlamentari Pd.
Bonafede: nessuna svolta garantista per i 5S
Voto senza particolarmente sorprese, dunque, dopo il risultato pro-Salvini, ieri, della consultazione M5S sulla piattaforma Rousseau. Il Guradasigilli Alfonso Bonafede, interpellato a margine di un'audizione in commissione Ecomafie, ha escluso che sia in corso una «svolta garantista» del M5S: il "caso Diciotti" , ha spiegato, è una «situazione nuova rispetto al passato» e il Movimento «ha voluto interrogare i propri iscritti e la risposta è condivisibile». «Non c'è alcuna politica nuova su l'idea che un politico debba essere valutato dai magistrati - ha concluso il ministro - ma c'è da prendere in considerazione la legge che dice che sulle autorizzazioni a procedere la Giunta risponde sull'esistenza di un interesse pubblico preminente» (ilsole24ore)
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