Firenze, 20 marzo 2021
LECTURA DANTIS FIRENZE 2021 – ERMINIA ZAMPANO
Dalla “Divina Commedia” trascritta e miniata dal pittore fiorentino Attilio Razzolini nel 1902. In occasione delle celebrazioni del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri (1265 – 1321) dalla città che gli dette i natali, di cui disse: «... I' fui nato e cresciuto / sovra 'l bel fiume d'Arno a la gran villa» (Inferno, XXIII, 94-95).
Paradiso, Canto VII – “Osanna, o santo Dio degli eserciti, che aggiungi così grande splendore, con la tua luce ai beati fuochi di questi regni!” Cantando un inno di lode a Dio, che illumina in abbondanza della Sua luce divina le anime dei Beati, Giustiniano si allontana, e con lui gli altri spiriti del cielo di Mercurio, al ritmo della danza in circolo che facevano, sparendo come scintille di fuoco agli occhi di Dante. Preso dal dolce incanto della visione e da rispettoso timore verso la sua dolce guida, il poeta non osa esprimere il nuovo dubbio. Beatrice, che ha intuito il problema, sorridendo è pronta a chiarirgli come sia possibile che il sacrificio di Cristo, voluto da Dio, sia stato giustamente punito con la distruzione di Gerusalemme. Adamo e tutta la sua discendenza si macchiarono di una grave colpa, finché il Verbo di Dio si incarnò nel seno della Vergine Maria, assumendo così due nature: quella divina e quella umana. Beatrice afferma che la morte di Cristo fu giusta se si considera la natura umana, ma siccome in Cristo c’è anche la natura divina, questa fu offesa in modo sacrilego. Perciò fu giusto punire l’offesa fatta alla natura divina. Poi chiarisce un secondo dubbio: come mai Dio abbia voluto redimere il genere umano, scegliendo come mezzo il sacrificio di Cristo. La divina bontà ha creato l’uomo libero, immortale e a Sua somiglianza. Con il peccato originale l’uomo ha perso la sua dignità. Questi, in quanto creatura, non aveva la possibilità di riparare da sé l’offesa così grave, che era di valore infinito, perché fatta a Dio. Quindi solo Dio poteva salvare l’uomo o con la misericordia o con la giustizia o con tutte e due. Dio, nella sua infinita bontà, ricorse alla misericordia e alla giustizia per redimere l’umanità, facendo dono di Sé nel Figlio che patì e morì in croce sul Calvario. In questo modo veniva appagata la giustizia di Dio in quanto le azioni di Cristo avevano un valore infinito, perché in Lui c’era la natura divina. Beatrice con dolcezza fa un ulteriore chiarimento su un’obiezione di Dante: come mai tutti gli elementi, acqua, fuoco, aria, terra e le diverse combinazioni fisiche si corrompono pur essendo stati creati da Dio. Spiega che questi elementi non sono stati creati direttamente da Dio, ma hanno ricevuto la “virtù informante”, ovvero la forma, dalla materia prima e dall’influenza delle stelle nei cieli. Questo è il motivo per cui non sono immortali né incorruttibili. Invece l’uomo, creato direttamente da Dio, che gli infonde il Suo amore e il desiderio di ritornare a Lui, è immortale nell’anima e nel corpo, e il suo corpo è destinato alla resurrezione e a vivere nell’eternità.
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