Guarire dall’epatite C è possibile, grazie a farmaci ad azione antivirale diretta, efficaci in poche settimane e senza effetti collaterali; occorre però trovare i pazienti, scovarli nel sommerso, talvolta latente.
Per la campagna di screening il Governo a Febbraio 2020 ha stanziato oltre 70 milioni di Euro: ora tocca alle Regioni.
Il progetto CCURIAMO di Isheo, che monitora le politiche locali nella lotta all’epatite C, ci può dare una mano a comprendere a che punto siamo.
Lo scorso anno sono state esaminate Campania e Sicilia; quest’anno, Piemonte, Emilia Romagna, Sardegna e Puglia.
A confrontarsi, rappresentanti delle Istituzioni, degli Enti locali ed esponenti del mondo scientifico: AISF (Associazione Italiana Studi Fegato), SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali) e SIMG (Società Italiana Medicina Generale e Cure Primarie). Il Piemonte conta circa un milione centomila soggetti, nati tra il 1969 ed il 1989, che appartengono alla fascia d’età indicata dal Ministero per gli screening, già studiati dall’Istituto Superiore di Sanità, che dovrebbero partire nei primi mesi del 2022.
In Emilia Romagna, in attesa di direttive specifiche, i malati, tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, categorie più a rischio, sono stati curati direttamente nei SerD: la cura in questo ambiente, più familiare rispetto all’ospedale, ha portato in Romagna alla guarigione della quasi totalità dei pazienti tossicodipendenti affetti da HCV.
La Sardegna, in quanto regione a statuto speciale, è rimasta esclusa dal fondo e manca dunque sia dei programmi per l’acquisto dei test, ma anche di un sistema per l’organizzazione per questi acquisti.
La Puglia è ancora in attesa che la Regione convochi ed istituisca un tavolo tecnico al fine di individuare le strategie necessarie all’esecuzione degli screening.
Nel frattempo il Policlinico Riuniti collabora coi SerD per avviare screening con test rapidi e da lì indirizzare le persone individuate ai diversi centri presenti sul territorio, ospedalieri e non.
Resta quindi ancora molto da fare per raggiungere l’ambizioso obiettivo fissato dall’OMS per un’Italia libera dall’HCV entro il 2030: è possibile, ma occorre che i progetti per l’emersione del sommerso ed i linkage to care vengano avviati fin da subito.
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