00:00 Introduzione
03:10 Guerra e Rivoluzione
08:43 Il Biennio Rosso
16:24 Il Congresso di Bologna
22:00 Scioperi e rivolte
26:04 L'occupazione delle fabbriche
34:23 Conclusione
42:28 Bibliografia
Intro: “L'Internazionale” (versione italiana; E. Bergeret, Pierre de Geyter) – esecutore ignoto.
130 anni fa, tra il 14 e il 15 agosto 1892, qualche centinaio di delegati da diversi partiti e movimenti socialisti fondato a Genova il Partito Socialista Italiano (PSI), che non solo è stato il più antico e longevo dei partiti della sinistra italiana, insieme al Partito Repubblicano Italiano, ma ha anche avuto un ruolo fondamentale nella storia politica del Novecento italiano, tanto direttamente quanto attraverso le sue scissioni. Dal PSI originano, infatti, tanto i socialisti riformisti e democratici, quanto i comunisti, e persino i sindacalisti rivoluzionari e i socialisti nazionali che diedero origine al fascismo.
Nel corso della guerra mondiale, con l'espansione dell'industria italiana e la sua militarizzazione legate alle esigenze belliche cresce anche l'importanza della classe operaia italiana, come soggetto politico. Al tempo stesso, inizia a formarsi una spaccatura tra gli operai, in gran parte esonerati dal servizio al fronte, e il loro referente politico, il PSI, d'orientamento neutralista, da una parte, e dall'altra la massa dei combattenti, schierati in trincea, arruolati prevalentemente tra i contadini e la piccola borghesia.
Questa divisione s'inasprisce al termine della guerra, quando il PSI, sulla scia della Rivoluzione d'Ottobre, assume una posizione antimilitarista e antipatriottica, fondata sulla lotta di classe e sulla dittatura del proletariato. Su queste premesse, il biennio successivo è segnato da una serie di lotte operaie e contadini, di scioperi, di violenze, di occupazioni di fabbriche, che avranno l'effetto di suscitare una reazione decisa da parte, non solo delle classi conservatrici, ma anche dei moderati, che tenderanno quindi a sostenere e giustificare l'azione incipiente dello squadrismo fascista.
D'altra parte, come osservato già all'epoca dagli esponenti più acuti del socialismo italiano, a questa retorica massimalista corrisponderà però una forte esitazione dei vertici sindacali e di partito nell'assumere una guida politica delle agitazioni di classe, finendo quindi per frustrare e far fallire ogni prospettiva rivoluzionaria. Sarà questa grave contraddizione, determinante nell'affossare il Biennio Rosso, a sollevare, in seno al Partito Socialista Italiano, l'emergere di una frazione radicale, esplicitamente comunista.
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