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Le terapie antiretrovirali per il controllo del virus HIV per molti anni si sono basate su un regime a tre farmaci che impediva la replicazione del virus, ma la ricerca negli ultimi anni ha messo a punto nuovi farmaci più potenti come dolutegravir, molecola ad alta barriera genetica, in grado quindi di impedire al virus di sviluppare resistenze cambiando il suo profilo genetico. Questo permette oggi di poter trattare alcuni pazienti con un regime a due soli farmaci, basato sulla combinazione di dolutegravir più rilpivirina o lamivudina, che hanno dimostrato negli studi prima e poi nella pratica clinica di essere in grado di mantenere sotto controllo la viremia nel tempo.
Passare dalla tradizionale triplice terapia ad un regime con due soli farmaci non è solo una conquista della ricerca ma ha una importante ricaduta in termini di qualità di vita perchè chiaramente si riduce il carico di tossicità e gli effetti collaterali.
Un paradigma che cambia e che cambierà ancor di più in un prossimo futuro quando arriveranno terapie sempre a due farmaci ma long acting e iniettabili, con somministrazione non più giornaliera ma a distanza di settimane o di mesi, andando incontro anche ai bisogni dei pazienti di poter vivere con maggior libertà e minor burden of desease.
Ma nonostante i grandi successi raggiunti nel trattamento delle persone con HIV esistono ancora dei pazienti che sviluppano resistenze e che hanno visto fallire numerose linee di trattamento, i cosiddetti pazienti HIGHLY TREATMENT EXPERIENCED per i quali è in avanzata fase di sperimentazione una nuova classe di antiretrovirali come fomstemsavir il cui meccanismo d’azione è quello di bloccare l’attacco dell’hiv alla cellula impedendo quindi l’ingresso del virus e la successiva replicazione.
Conquiste che fanno sperare e che allontanano sempre più l’HIV dallo stigma che lo ha accompagnato per molti anni e che avvicinano sempre più all’obiettivo del 90 90 90 fissato per il 2020 dall’organizzazione mondiale della sanità e cioè che il 90% delle persone sieropositive sia diagnosticato grazie ai test, che il 90% di tutte le persone diagnosticate abbia accesso alle terapie antiretrovirali e che ii 90% delle persone in trattamento raggiunga la soppressione virale, obiettivi importanti a cui recentemente si è aggiunto un quarto 90, incentrato sulla qualità di vita delle persone con HIV.
Abbiamo parlato di tutto questo con:
Carlo Federico Perno, Università Statale di Milano
Massimo Andreoni, Policlinico Tor Vergata, Roma
Simone Marcotullio, Nadir Onlus
Cristina Mussini, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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