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L’emergenza COVID ha scardinato molti programmi terapeutici e i pazienti si sono trovati a dover rimandare prime visite e controlli. Per una patologia come l’Alzheimer questo ha significato non solo un ritardo nell’inizio di un percorso terapeutico o una mancata verifica dell’andamento della malattia ma anche un peggioramento dei sintomi cognitivi, motori e comportamentali come è emerso da un recente studio. Sarà importante quindi rivedere i modelli di assistenza per i pazienti con Alzheimer e per i loro familiari, utilizzando anche tutti gli strumenti digitali oggi disponibili.
Ne abbiamo parlato con il Prof. Pietro Calabresi, Direttore della Neurologia della Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS e con il Prof. Camillo Marra Direttore della Clinica della Memoria della Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS con cui abbiamo approfondito i seguenti temi:
- Cosa è emerso dagli studi sull'impatto dell'isolamento nel periodo dell'emergenza coronavirus?
- Come la tecno-assistenza e la telemedicina hanno rappresentato e rappresenteranno in futuro un modello alternativo?
- Screening per la valutazione di soggetti a rischio e valutazione neuropsicologica a distanza, possono essere validi?
- La socialità "alternativa" ai centri diurni e ai Alzheimer Cafè, i consigli ai care giver
- le prospettive di cura e gli studi clinci più promettenti: fra quanto le prime molecole in commercio e per quali pazienti?
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