OFFICINA77 - Pozzo di San Patrizio | Orvieto nascosta
Ad Orvieto esiste una incredibile opera di ingegneria rinascimentale, realizzata nel XVI secolo che permetteva alla città di approvvigionarsi di acqua anche nel caso di un lungo assedio.
È il pozzo di San Patrizio ed è una tra le cose più belle da visitare in Umbria.
La storia del pozzo è legata alla leggenda di San Patrizio, di origini irlandesi, che narra di una incredibile caverna nella roccia del Donegal, in Irlanda.
La caverna fu indicata da Cristo a San Patrizio in modo tale da poter mostrare le pene dell'Inferno ai fedeli che avessero raggiunto il fondo, ottenendo in cambio la remissione dei peccati.
Conosciuta oggi come Purgatorio di San Patrizio è un’opera unica nel suo genere e sembra, proprio come la grotta, rappresentare i gironi dell'inferno.
Il Pozzo fu fatto realizzare da Papa Clemente VII, il quale si rifugiò in provincia di Terni durante il sacco di Roma del 1527.
La sua costruzione fu ordinata ad Antonio da Sangallo il Giovane.
Durante le assenze del Sangallo i lavori furono diretti da Giovanni Battista da Cortona, mentre le parti decorative sono di Simone Mosca.
Nel 1532 alla profondità di duecento piedi si trovò anche un sepolcro pre-etrusco.
Si scavò prima nel tufo e poi nell'argilla e, raggiunta la falda acquifera, si ricostruì in mattoni il profondo cilindro.
I lavori finirono nel 1537.
A sezione circolare è profondo sessantadue metri e largo tredici ed è illuminato da 70 grandi finestroni che favoriscono la discesa verso l'abisso.
Intorno alla canna del pozzo girano a spirale due scale a chiocciola progettate in maniera tale da correre sovrapposte l'una all'altra senza però comunicare tra loro: ciò serviva a far si che le persone con i muli che si recavano nel fondo del pozzo ad attingere acqua non intralciassero il cammino di chi, dopo essersi procurato l'acqua, stava risalendo in superficie.
Si può raggiungere il fondo del Pozzo attraverso una lunga scala elicoidale di ben 248 gradini, mentre per la risalita si dovrà utilizzare una seconda rampa.
Il pozzo si trova in una posizione spettacolare, da qui è possibile ammirare tutta la valle di Orvieto.
Curiosità
Il progetto del Sangallo, che già lavorava sulle fortificazioni della città, si ispirò alla scala a chiocciola della Villa del Belvedere in Vaticano (stesso sistema architettonico si ritrova anche nella scala regia di Palazzo Farnese a Caprarola) e creò un geniale sistema elicoidale di scalini in modo tale che la vie per scendere e salire il percorso del pozzo non si incontrassero tra di loro generando problemi di “traffico”.
Sul fondo il livello dell'acqua, alimentata da una sorgente naturale, si mantiene costante per via di un emissario che fa defluire la quantità eventualmente in eccesso.
Il ponte che unisce le due scale è sempre praticabile.
La parte esterna del pozzo, consiste in una larga e bassa costruzione cilindrica, è decorata da gigli farnesiani di Paolo III, nella quale si aprono due porte ai punti diametralmente opposti.
Il pontefice incaricò anche Benvenuto Cellini di coniare una medaglia, oggi conservata ai musei Vaticani, con la scritta "UT POPULUS BIBAT" ("perché il popolo beva"), dove è rappresentato Mosè che colpisce con la verga una roccia da cui sgorga l'acqua davanti al popolo ebreo in fuga, mentre uno di essi ne attinge con una conchiglia.
Sull'entrata la scritta "quod natura munimento inviderat industria adiecit" ("ciò che non aveva dato la natura, procurò l'industria") celebra la potenza dell'ingegno umano capace di sopperire le carenze della natura.
Purtroppo Clemente VII non vide mai realizzata l'opera, che fu portata a termine quando sul soglio pontificio sedeva Paolo III Farnese.
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