La terza manovra del governo Meloni galleggia sull’esistente, mancando ancor auna volta l’appuntamento con la riforma del bilancio e della spesa pubblica tagliando gli sprechi.
La legge di bilancio 2025, dopo il voto proforma di domani al Senato, è legge e porta in dote la conferma strutturale anche per i prossimi anni del taglio del cuneo fiscale per i redditi mediobassi fino a 35.000 euro, con una coda calante fino a 40.000, e la riduzione da 4 a 3 degli scaglioni fiscali, con una leggera limatura delle aliquote per quello centrale, ma ancora poco o nulla sulle riforme incisive della spesa pubblica, ad iniziare dal taglio degli sprechi e della riforma della burocrazia che, da sole, avrebbero dato carburante all’azione del governo Meloni, alle prese con la difficoltà di trovare le risorse.
Nonostante sia giunto alla terza manovra della legislatura, il governo Meloni, nonostante la maggioranza di cui dispone, pare avere rinunciato ad affondare le mani in provvedimenti che incidano in profondità sull’assetto economico e di gestione dello Stato, puntando piuttosto a galleggiare, navigando tra alti e bassi sull’onda dell’esistente impostato da altri governi e da altre maggioranze. E il rischio, a metà legislatura, che la tendenza prosegua facendo terminare anche questa legislatura senza alcuna novità strutturale di rilievo, tale da fare perdere al premier e leader della maggioranza, Giorgia Meloni, la possibilità di diventare un vero statista, di quelli che la storia repubblicana ne ha avuti davvero pochi, spesso sopravanzati da una miriade di scartine.
Da una profonda riforma della spesa e della burocrazia, entrambi provvedimenti a costo zero che avrebbero il vantaggio di liberare ingenti risorse che oggi mancano, ci sarebbero benefici per tutti, dai cittadini che potrebbero avere servizi aggiuntivi e migliori, a partire dalla sanità e dall’istruzione, minore carico fiscale finalmente sulla sempre bistrattata classe media, quella che ha la sfiga di guadagnare tra i 35.000 e i 60.000 euro lordi all’anno, cui la legge di bilancio 2025 porta in dote un taglio delle detrazioni fiscali, alias un aumento nascosto delle già altissime tasse, e per le imprese. Senza trascurare il bilancio dello Stato che avrebbe maggiori risorse libere per abbattere l’enorme debito pubblico e la spesa per gli interessi.
Probabilmente, Meloni è stata prigioniera dei veti incrociati dei paladini dei vari padrinati della spesa clientelare e assistenziale e non ha avuto il coraggio sufficiente per imporsi ad alleati spesso riottosi, più propensi a guardare all’interesse di partito rispetto a quello, superiore, della Nazione. Con l’anno nuovo Meloni è chiamata alla prova d’appello, sperando che non manchi anche quella.
Intanto, di seguito ecco un ventaglio delle principali novità contenute nella legge di bilancio 2025.
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00:00 introduzione
01:45 la manovra 2025 sta per essere approvata definitivamente con il passaggio formale al Senato
03:00 alla manovra è mancato uno spirito riformatore della spesa pubblica
04:30 le condizioni economiche critiche di Francia e Germania con l’Italia che non può sorridere troppo del proprio stato di grazia
05:30 la mancata riforma della burocrazia che sta azzoppando il Pnrr
08:45 nel 2025 è necessario iniziare subito ad imprimere una svolta riformatrice del bilancio e della burocrazia
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