Negli anni '80, quando i miei coetanei erano attratti dai Duran Duran o gli Spandau Ballet, la mia curiosità mi portò ad ascoltare gruppi tipo Sade, Working Week, Style Council e Everything but the girl.
Quando in radio arrivò questo album intitolato "Whose side are you on", fu attrazione al primo ascolto.
More than I can bear fa parte di questo 33 giri pubblicato nel 1984. Ottenne un grande successo ed il tempo non ha scalfito la sua bellezza compositiva.
Buon Ascolto, meglio se in cuffia😉
Come spesso mi capita, vi consiglio la lettura dell'ottimo articolo della pagina su facebook intitolata:
1000 Best Songs Ever - Le 1000 canzoni più belle di tutti i tempi
“More than I can bear”, seconda traccia del bellissimo e multipremiato album d’esordio “Whose side are you on?”, che i Matt Bianco pubblicarono nel 1984, è senza ombra di dubbio uno dei brani più significativi della trentennale carriera della band britannica (nonché una delle mie canzoni preferite in assoluto).
“Era da un po’ di tempo che avevo in mente questa canzone e per un pelo rischiammo addirittura di non registrarla per l‘album. Quando la feci ascoltare a Danny - [Danny White, tastierista dei Matt Bianco] – avevo composto solo una strofa, il bridge ed una bozza del testo. A Danny piacque e così decidemmo di lavorarci assieme per trasformarla in una canzone vera e propria. Fu Danny a trovare gli accordi per il ritornello ed il middle eight” ricorda Mark Reilly nelle note di copertina dell’edizione celebrativa del trentennale di “Whose side are you on?”.
Il singolo di “More Than I Can Bear” fu pubblicato a distanza di un anno dalla pubblicazione dell’LP; la WEA, con l’intenzione di conferire una “veste” rinnovata al brano (temendo che il pubblico se ne fosse stancato) optò per una discutibile versione remixata (che verrà utilizzata nel video promozionale ed inclusa nella raccolta “The Best of Matt Bianco” del 1990).
“Registrammo la prima versione con la sola voce di Mark” aggiunge White “Poi, dopo la pubblicazione dell’album la nostra casa discografica ci suggerì di tornare in studio per rimettere mano al pezzo, convinti che sarebbe potuto diventare un buon singolo. Allora tornammo in studio per rielaborarne l’arrangiamento e, cosa ancora più importante, aggiungere la parte vocale di Basia. Per puro caso ci capitò di riascoltare la voce di Basia senza l’accompagnamento e decidemmo di utilizzarla per l’intro. Dobbiamo infine ringraziare Guy Barker, autore del bellissimo, melodico assolo di tromba presente nel pezzo”.
“Io ricordo che stavo lavorando alla mia parte per questa bellissima canzone mentre stavo preparando la cena e forse stavo friggendo qualcosa. Forse è per questo motivo che si sente la mia voce ‘sfrigolare’ un po’” ricorda sorridendo Basia.
Il video girato per promuovere il singolo è ambientato negli anni ’20, in un locale che ricorda il celeberrimo “Cotton Club” (allo scopo di richiamare proprio quella romantica atmosfera, i tre membri della band, Mark, Danny e Basia, indossano abiti dell’epoca).
“More than I can bear” descrive una tormentata storia d'amore, forse al proprio epilogo, nella quale un amante ferito vede crollare ogni certezza rispetto alla propria relazione (“I thought that I was over you, how I was mistaken”); nella vita della “sua lei” c’è ormai un altro ("vision of somebody else torments me to destruction") e lui non riesce a nascondere la propria gelosia (“think of him makin' love to you, i't's more than I can bear … this jealousy is burning bright”), moralmente distrutto da questo pensiero, che gli toglie persino il sonno (“I find it hard to sleep at night”).
Nonostante tutte le evidenze siano contrarie ad un lieto fine, pur sofferente, il protagonista della canzone sente di amarla ancora (“I still love you baby”).
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