Liturgia del giorno: Es 3,13-20; Sal 104; Mt 11,28-30
Questo martire fu il primo vescovo di Ravenna, di cui è anche patrono. Secondo una passio del VI secolo, Apollinare fu un antiocheno mandato ad evangelizzare Ravenna dello spesso apostolo Pietro. Qui predicò il vangelo e operò numerosi miracoli. Esiliato, compì varie peregrinazioni in Oriente, continuandovi la sua attività apostolica. Tornato poi a Ravenna, vi subì persecuzioni e tormenti, morendo per le ferite riportate, al tempo dell’imperatore Vespasiano, nel II secolo. Il culto del santo ebbe una vastissima diffusione fin dall’alto medioevo. Il protovescovo ravennate fu considerato il santo nazionale della dominazione bizantina in Occidente; una larga diffusione del suo culto non mancò neppure nei territori longobardi e in quelli della Renania. Vi contribuirono in seguito anche i monasteri benedettini, camaldolesi e avellaniti che restarono sempre, per varie ragioni, collegati con la grande basilica di Classe. Durante l’età della Controriforma, alla sua chiesa romana di Campo Marzio fu annesso il Collegio Germanico, che aveva lo scopo di preparare i sacerdoti per la rievangelizzazione della Germania luterana, e il martire ravennate fu un po’ il santo della riconquista cattolica di quelle terre. A Ravenna le basiliche di sant’Apollinare in Classe, monumento di incomparabile bellezza per armonia di linee e splendore di mosaici, e di sant’Apollinare Nuovo, con le stesse caratteristiche, sono i principali luoghi tra quelli in cui è venerato. Ma anche a Roma papa Simmaco gli dedicò un oratorio nella Rotonda di S. Andrea e papa Onorio I una basilica al Vaticano, stabilendo in pari tempo che di lì ogni sabato muovesse una processione per San Pietro. Nella basilica di Classe nel 1783 si procedette alla ricognizione e alla identificazione dei resti mortali del santo. La sua festa, prima fissata al 23 luglio, è stata anticipata di tre giorni da Giovanni Paolo II per evitare sovrapposizioni con altre memorie obbligatorie.
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