Cinque persone indagate per bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio con l’aggravante della transnazionalità del reato. Questo il bilancio di un'operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Ravenna, coordinata dalla Procura della Repubblica, che ha fatto luce sul fallimento di una storica società ravennate fornitrice di prodotti alimentari per la ristorazione e la panificazione anche a livello nazionale, con tre unità produttive a Ravenna e nelle province di Pesaro e Venezia. La società era stata condotta al fallimento attraverso una sistematica spoliazione del patrimonio aziendale. Le attività investigative hanno permesso di appurare come gli arrestati, attraverso la costituzione di società italiane ed estere, fossero riusciti a drenare le disponibilità finanziarie dai conti della società fallita, dirottandole verso rapporti bancari di altre imprese a loro riconducibili. L’indagine, avviata circa due anni ha consentito di accertare che dal luglio 2014, la proprietà dell’impresa, facente capo ad un noto professionista di Ravenna era stata rilevata, senza pagamento di alcun reale corrispettivo, da un imprenditore di Modena che aveva distratto quasi due milioni di euro di risorse finanziarie a favore di aziende a lui riconducibili. Oltre un milione di euro sono fuoriusciti dai conti societari per il pagamento di fittizie operazioni commerciali con società riferibili agli arrestati con sede a Cuba, in Messico, in Gran Bretagna ed in Romania, autoriciclando i proventi della bancarotta fraudolenta.
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