Sandrigo (VI) (askanews) - Nonostante la persistente diffidenza degli italiani per i farmaci generici-equivalenti, i produttori nazionali di questo comparto hanno visto nel giro di 15 anni crescere il loro mercato di riferimento: oggi vale tre miliardi di euro e queste sessanta imprese, quasi tutte del Nord, danno lavoro a 10.000 persone. Un made in Italy poco conosciuto, che esporta quasi la metà della produzione, e che puntando tutto sulla qualità è riuscito a imporsi anche come fornitore di grandi multinazionali farmaceutiche, come evidenzia Paolo Angeletti, vicepresidente di Assogenerici: "L'Italia ha una tradizione nella produzione farmaceutica assolutamente di livello mondiale. Siamo ricercati anche come produttori da multinazionali estere che vogliono produrre in Italia, ma che a volte sono frenate da paletti burocratici difficili da superare e che rischiano di far perdere competitività al comparto farmaceutico nazionale".
Il risultato è che certi farmaci di marca escono a volte dalle stesse aziende dei generici, ma non tutti lo sanno e i pregiudizi resistono, come sottolinea Cesare Benedetti, presidente della Zeta Farmaceutici di Vicenza: "Si pensa sempre che sia un qualcosa che è stato fatto per ridurre i prezzi e quindi contrarre il principio attivo che deve curare una certa patologia. Non c'è niente di più falso: il generico è sempre stato un prodotto estremamente positivo, utile al paziente, utile all'amministrazione perché costa un po' meno e utile all'azienda che produce. E' utile un po' per tutti".
Il comparto gode comunque di buona salute e per non perdere competitività rispetto ai concorrenti indiani o cinesi chiede alle istituzioni italiane ed europee di togliere un divieto: quello di produrre equivalenti di farmaci vicini alla scadenza del brevetto anche se destinati all'esportazione in Paesi dove lo stesso brevetto è già scaduto.
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