Amatrice (askanews) - In caso di terremoto, le unità cinofile di soccorso sono una vera e propria arma in più nelle ore più difficili, quelle febbrili e angosciate in cui si cercano eventuali sopravvissuti. Una lotta contro il tempo che deve coniugare due attività complesse e pericolose come la localizzazione di un organismo ancora vivente e il suo successivo recupero. E i cani, autentici droni a quattro zampe, sono in grado di fiutare, con l'olfatto o con l'udito, anche i più deboli segnali di vita sepolti sotto le macerie.
Le unità cinofile sono giunte sui luoghi del sisma che ha devastato il Centro-Italia, inquadrate nei reparti dei volontari della Protezione civile. Un responsabile di queste squadre spiega come lavorano queste veri e propri angeli pelosi, sguinzagliati ventre a terra tra macerie instabili e sempre pericolose, in cerca di qualcuno da salvare.
"Se i cani segnalano, chiediamo l'intervento dei vigili del fuoco perché non siamo autorizzati a intervenire. Ci viene fornita una cartina topografica con il quartiere da bonificare, quando finiamo entriamo in un altro quadrante. Siamo al lavoro con sessanta cani dell'Unità cinofila italiana di soccorso, inquadrata nel dipartimento nazionale della Protezione civile. Altre squadre sono in attesa di partire. Perché i cani servono per le prime 48/72 ore, poi diventano inutili. Quando trovano un ferito, guaiscono e abbaiano. Se invece si tratta di un cadavere lo indicano senza abbaiare ma comportandosi in maniera anomala".
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