"L’empatia non è un evento che si limita alla comprensione, ma contiene la confrontazione: sono due operazioni che hanno come base solidarietà e aggressività, e richiedono un’impostazione logica che invece di escludere gli opposti li integri. Nell’approccio gestaltico l’empatia si vede oltre che con una funzione solidale anche con una aggressiva, intendendo l’aggressività come la spinta per la conquista di un territorio. Il terapeuta vuole necessariamente qualcosa per sé, anche se la sua attenzione è che non sia qualcosa in contrasto con i bisogni contingenti e generali del paziente: se non vuole niente non c’è, secondo l’opinione di Brentano che teorizzo l’intenzionalità come elemento inalienabile della vita. Se il terapeuta si limita ad accogliere il paziente e non esiste di per sé, nella seduta le due persone finiscono per ridursi a una sola. L’empatia implica che il terapeuta esista come persona nella relazione con il paziente: non è possibile empatia senza questa co-esistenza. Se riduciamo infatti la presenza a evento metodologico, la relazione si congela in un procedimento meccanico, mentre l’empatia è un processo vivo, uno stato d’animo che trasforma l’ascolto dell’altro in una fame di presenza altra."
Con G.Paolo Quattrini
Direttore Scientifico IGF, psicologo, psicoterapeuta
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