Il Ministero dell’ Interno ha pubblicato un manuale dal titolo COVID 19 Clinical up-date 1.0 molto utile ed esplicativo, dove tra le altre cose si tratta l’argomento riguardante la guarigione da questa malattia. Questo perché è opportuno fare chiarezza scientifica sul termine “guarigione”.
Si definisce “clinicamente guarito” da COVID 19, un paziente che, dopo aver presentato manifestazioni cliniche (febbre, rinite, tosse, mal di gola, eventualmente dispnea e, nei casi più gravi, polmonite con insufficienza respiratoria) associate all’infezione virologicamente documentata da coronavirus 19, diventa asintomatico per risoluzione della sintomatologia clinica presentata. Il soggetto clinicamente guarito può risultare ancora positivo al test sul tampone per la ricerca del virus.
Mentre il paziente “guarito” è colui il quale presenta una risoluzione della sintomatologia da COVID 19 (febbre, rinite, tosse, mal di gola, difficoltà respiratoria, polmonite) e risulta negativo in due tamponi consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore uno dall’altro, per la ricerca del coronavirus 19.
Ma si definisce anche “guarito” quel paziente che pur avendo avuto la COVID 19, per positività del tampone, ma in maniera asintomatica, risulta negativo ai due tamponi consecutivi ripetuti a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. In entrambi questi pazienti definiti “guariti” il virus dovrebbe essere stato eliminato e tale eliminazione solitamente si accompagna alla comparsa di anticorpi specifici di tipo IgG per il coronavirus 19 prodotti dall’organismo.
Quindi vi è differenza, in termini epidemiologici tra il paziente “clinicamente guarito” ed il paziente “guarito”. Il “clinicamente guarito”, lo è appunto clinicamente ma potrebbe non esserlo virologicamente, per non avere ancora eliminato il virus e quindi può essere ancora potenzialmente infettante, il “guarito”, lo è clinicamente e virologicamente, avendo eliminato il virus e non dovrebbe essere più infettante.
Nel paziente “guarito”, inoltre si dovrebbe avere, come ho spiegato nella pillola 17, alti tassi di Ig G, di carattere protettivo. Attualmente allo stato delle nostre conoscenze, non sappiamo quanto potrà durare questa protezione, ma soprattutto se avrà caratteristiche di permanenza.
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