[ Ссылка ] - Milano - USB in presidio all'ATS
"Lo abbiamo indetto perché dopo due anni dalla prima ondata non è cambiato nulla negli ospedali, sia per gli operatori sanitari sia per l'utenza". Con queste parole Paolo Di Stefano, coordinatore regionale del comparto sanità di Usb (Unione sindacale di base), spiega alla 'Dire' le motivazioni dello sciopero che oggi sta coinvolgendo al livello nazionale tutti i dipendenti del servizio sanitario. Il sindacato ha organizzato la protesta sotto la sede dell'Ats milanese, in Corso Italia. L'azienda sanitaria territoriale viene infatti considerata responsabile degli effetti che la pandemia ha provocato: "Oggi siamo arrivati alla quarta ondata conclamata nella quale sono stati chiusi tutti i reparti, sono saltati tutti gli interventi chirurgici", aggiunge Di Stefano. Secondo i sindacati di base se ci fosse stata realmente una medicina territoriale efficace gli ospedali avrebbero potuto gestire in modo diverso i contagi, evitando di destinare le cure soltanto ai casi Covid. "L'Ats rappresenta le scelte in tema di smantellamento della sanità pubblica e di privatizzazione", osserva Pietro Cusimano, di Usb Pubblico Impiego. Dopo la prima fase della pandemia, i lavoratori si aspettavano dei cambiamenti che però non sono mai arrivati: "Sono state fatte delle promesse- sottolinea Di Stefano- che non sono state rispettate". A portare il peso di questi interventi mancanti sono i dipendenti delle strutture e i cittadini, che continuano a non trovare posto per le visite che gli vengono prescritte. Le liste di attesa per poter accedere a esami o interventi continuano infatti ad allungarsi: per l'Usb si parla di +30%. "Al livello nazionale si sta discutendo il contratto collettivo nazionale e si parla soltanto di 30-40 euro in più al mese per ogni operatore. Una miseria, siamo umiliati", conclude Di Stefano. (28.01.22)
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