Tornano al Media Art Festival i Dehors/Audela con un nuovo laboratorio per le scuole.
Qual è la vostra posizione [nel mondo]? In relazione ai problemi e alle contingenze del momento? Fatica: la richiesta di una posizione. Il mondo attuale ne è pieno (interventi, manifesti, firme ecc.) ed è per questo che è così faticoso: la difficoltà più grande è fluttuare, cambiare posto
Labo, un verbo latino che indica il vacillare, il dubitare, lo stare per crollare, e dal quale deriva anche la nozione di lavoro, strettamente legata alla fatica del corpo e della mente, è diventato, per analogie e metafore, il punto di partenza per indagare attraverso il video e la performance quella che è un’intensità inafferrabile – la stanchezza – concentrandoci sul rapporto tra corpo e spazio, tra individuo e contesto, tra spiazzamento sensoriale e posture significanti, tra rivendicazione al riposo e stato di perpetuo e infinito “sgonfiamento”.
Gli artisti Dehors/Audela (Deor/Odelà-Fuori/Aldilà), duo formato da Elisa Turco Liveri (performer, coreografa) e Salvatore Insana (videomaker, fotografo, regista), hanno selezionato alcuni elementi sintomatici della fatica: ripetizione, tensione, caduta. E a partire da questi stati psico-fisici hanno creato una serie di “quadri” in lotta sottile tra mobilità e stasi, tra scosse repentine e congelamenti dell’azione, sottoponendo il processo creativo, fatto di stimoli eterogenei (dalle arti visive a quelle performative, passando per l’osservazione del vivere quotidiano), e alcune delle tappe compositive di LABO, agli studenti del liceo scientifico Primo Levi di Roma, con i quali hanno analizzato gli elementi linguistici alla base dell'opera e le diverse modalità di spostamento del punto di vista e di (ri)scoperta sensoriale, etica ed estetica, della propria e altrui vita.
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