#EmanuelaOrlandi #Vaticano
È arrivata quasi obbligata dopo la fortissima pressione mediatica a cui è stata sottoposta la Santa Sede negli ultimi anni, la clamorosa apertura, per la prima volta, di un indagine interna al vaticano sulla vicenda che riguarda la sparizione di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso della prefettura pontificia che scomparve a Roma il 22 giugno 1983.
A quarant’anni dalla scomparsa della ragazza, il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi, insieme alla Gendarmeria hanno deciso di aprire un indagini su una vicenda che ha scosso profondamente la Santa Sede, con un'impressionante serie di bugie, depistaggi, omertà e false piste che hanno tirato in ballo ipotesi orrende come la pedofilia, manovre ricattatorie della criminalità organizzata, nonché l'intervento di servizi segreti non solo italiani e di ambienti legati al terrorismo.
l’obiettivo degli inquirenti è quello di riprendere in mano tutto ciò che si sa della vicenda: le segnalazioni, le informative, le testimonianze, le varie ipotesi sorte negli anni, eventuali documenti e fascicoli. Un lavoro a 360 gradi per non lasciare nulla di intentato, per provare a chiarire una volta per tutte ombre e interrogativi di ogni genere, e mettere definitivamente la parola fine anche alle più incredibili illazioni.
L’iniziativa della magistratura vaticana sarebbe ufficialmente un atto dovuto, legata a una serie di istanze presentate dalla famiglia Orlandi, e si muove nel solco della ricerca della verità e della trasparenza a tutti costi voluta da Papa Francesco.
Da alcuni anni ormai Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, dice di essere in possesso di nuovi importanti elementi sul caso. Con il proprio legale aveva scritto anche a Papa Francesco, comunicandogli l'esistenza di questi nuovi punti, chiedendo anche di poter verbalizzare. Fu proprio papa Francesco, nel 2021, a dire loro di rivolgersi al promotore di giustizia del vaticano.
Ma quali sono questi nuovi elementi che potrebbero far parte dell'inchiesta?
Il legale della famiglia Orlandi, l'avvocatessa Laura Sgrò, ha indicato prima di tutto una serie di nomi che andrebbero sicuramente ascoltati.
C'è poi la storia del misterioso fascicolo che sarebbe conservato nella segreteria di stato e che fu visto sulla scrivania di padre Georg da Paolo Gabriele, il corvo del primo caso vatileks.
C'è poi la testimanianza di un'amica di Emanuela Orlandi emersa di recente e mai sentita dai giudici. Emanuela le avrebbe raccontato che un giorno mentre si trovava nei giardini vaticani avrebbe subìto delle molestie da parte di un alto prelato vicino a Karol Wojtyla, fatto che risalirebbe a pochi giorni prima della scomparsa della ragazza. L'amica di Emanuela dice di non ricordarsi come si chiamava questa persona, o forse ha paura a farne il nome, ma sicuramente si trattava di una persona conosciuta da Emanuela, visto che, a detta del fratello, in vaticano conoscevano tutti.
Ci sono poi soprattutto delle comunicazioni documentate avvenute tra persone definite vicinissime a Papa Francesco di cui la famiglia Orlandi è entrata in possesso. Si tratterebbe di uno scambio di conversazioni su WhatsApp, la nota app di messaggistica, tra due persone vicine a Papa Francesco, risalenti al 2013 e al 2014.
C'è infine il nuovo audio shock, in cui un ex sodale di De Pedis tira in ballo con una ipotesi incredibile direttamente Karol Wojtyla, il Papa dell'epoca, come la principale persona coinvolta nella vicenda. Questo personaggio nelle sue dichiarazioni parla anche di Mirella Gregori, l'altra ragazza romana la cui sparizione per anni fu accostata a quella di Emanuela Orlandi. Secondo l'ex socio in affari di De Pedis le due ragazze avrebbero condiviso la stessa sorte.
Non è da escludere poi che ulteriori elementi possano emergere durante le varie fasi dell'inchiesta.
La sensazione è che con questa inchiesta si arriverà sicuramente a qualche risultato molto importante. Forse la vera verità non sarà mai svelata, ma è possibile che si arrivi al ritrovamento del corpo della ragazza, che è quello che più di tutto vuole la famiglia Orlandi. Che Emanuela, viva o morta, torni a casa.
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