"Vivo in Ucraina da oltre sei anni. Abito a Kiev, faccio il cuoco in un ristorante italiano. Quando è scoppiato l’allarme siamo scesi in un bunker che si trovava vicino casa. Lì dentro eravamo quindici persone. Quando ci sono stati i bombardamenti ho capito che la situazione era già a un punto critico. Così sono partito, sabato pomeriggio, in treno per Lviv. Poi lunedì sera ho preso un nuovo treno per Užhorod e da lì abbiamo attraversato il confine slovacco nella notte.
Martedì ci siamo fermati in un centro allestito per i profughi. Siamo ripartiti mercoledì 2, direzione Vicenza. Un viaggio senza fine".
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