Esitono "prove tangibili dei rapporti tra Marcello Dell'Utri e importanti elementi di spicco legati a Cosa nostra, soprattutto i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano ex reggenti del mandamento mafioso del quartiere palermitano di Brancaccio".
Lo sostiene il Procuratore Generale di Palermo, Nino Gatto, nel giorno in cui riprende la requisitoria finale del processo d'Appello contro il senatore PdL, che si difende da una condanna in primo grado a nove anni e sei mesi di reclusione.
Suddivisa in tre capitoli la prima parte della requisitoria, nel dimostrare i punti di contatto tra Cosa Nostra e Dell'Utri, ha raccontato degli episodi emblematici.
Dall'incontro alla Edilnord, la principale azienda di Berlusconi, avvenuto nel 1974 grazie a Dell'Utri a cui presero parte boss di primo piano come Stefano Bontate, Mimmo Teresi, Tanino Cinà e Di Carlo fino all'interessamento di Dell'Utri per il figlio di un affiliato della cosca di Brancaccio, D'Agostino, caldeggiato proprio da Filippo Graviano nel 1994.
Secondo l'accusa vi sarebbe prova, anche grazie ai riscontri delle dichiarazioni del collaboratore Nino Giuffré, di contatti tra Filippo Graviano e Dell'Utri fino all'arresto - anche questo significativo - avvenuto proprio a Milano al termine di una lunga latitanza.
Poi si è passati agli aspetti di rilievo sotto il profilo politico.
Grazie alle dichiarazioni di Tullio Cannella - ha spiegato Gatto ai Giudici della seconda sezione penale della Corte d'Appello, presieduta da Claudio Dall'Acqua - si sono ricostruiti i passaggi che cosa nostra avrebbe voluto compiere per fondare un movimento politico di ispirazione autonomista. Un modo per partecipare direttamente alla vita politica. "Sicilia Libera", questo il nome che il cognato di Totò Riina, Leoluca Bagarella, aveva ideato con altri mafiosi.
Marcello Dell'Utri avrebbe trattato per dirottare quella spinta di protagonismo politico verso Forza Italia. Racconta il PG Nino Gatto, attraverso la ricostruzione di Giuffé, che anche Provenzano uscì allo scoperto. "Votiamo Forza Italia, ci possiamo fidare".
Gaspare Spatuzza, secondo il Procuratore Generale, ha un'attendibilità dimostrata riscontrabile, oltre che da un aspetto puramente spirituale, "nel collaborante - ha detto - vi è un sincero sentimento di pentimento per la condotta criminale del passato".
Ma la sua attendibilità sarebbe confermata dal fatto che ben tre diverse procure, grazie alle sue dichiarazioni, stanno riaprendo indagini importanti come quelle sui mandanti occulti delle stragi.
Ne è una dimostrazione il recente arresto di Tagliavia, già coinvolto nella strage di Via D'Amelio.
Spatuzza non avrebbe fatto altro che fornire un ulteriore riscontro alla circostanza, accertata in primo grado, di rapporti stretti tra Dell'Utri e i mafiosi Graviano.
La requisitoria del Procuratore Generale, che proseguirà anche la prossima udienza, dovrebbe concludersi il nove aprile. Con la formulazione della richiesta di condanna.
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