L'arte della caccia è la più antica forma di arte esistente al mondo, praticata dall'uomo in mille modi diversi, descritti da penne eccellenti come quella dell'imperatore Federico II in De arte venandi cum avibus. Il giovane svevo apprese la falconeria e l'astoreria, cioè la caccia 'di alto volo' e quella 'di basso volo' (i falconidi attaccano la preda dall'alto, in picchiata, gli astoridi in linea retta, volando bassi), dagli esperti, soprattutto arabi, che risiedevano alla corte di Palermo, ove questo svago era molto in voga e dove i sovrani normanni avevano commissionato alcuni fra i più importanti trattati di falconeria redatti nel sec. XII (quali il Dancus rex, il Guillelmus falconarius, e probabilmente il Gerardus falconarius). La caccia conobbe una nuova rinascita nel XVI secolo rivestendo una importante funzione sociale e di educazione del principe, ma anche politica e diplomatica. Sempre più vennero rappresentati uomini con il fedele compagno di caccia, cane o falcone, nature vive e nature morte con selvaggine, vedute di paesaggio con scene di caccia. Molte ville suburbane, prima di diventare luoghi di delizie estive, sorsero come barchi e residenze per la caccia, una di queste, Villa d'Este a Tivoli, patrimonio mondiale UNESCO, voluta da Ippolito II d'Este nel 1550 nacque con questo fine. (in mostra a Tivoli: Cacce principesche. L'arte venatoria nella prima età moderna, dal 17 maggio al 20 ottobre 2013).
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