Carpi (MO) - Un luogo dove recuperare la propria dignità personale, nel quale ritrovare speranza e pace. Condizioni necessarie per riprendere in mano la propria vita e ricominciare tutto daccapo”. Le parole del vescovo Francesco Cavina racchiudono perfettamente lo spirito della stanza per l'ascolto protetto creata all'interno della caserma dei Carabinieri di Carpi e dedicata all'ascolto protetto di minori e donne vittime di violenza. Uno spazio colorato, caldo, pieno di giochi, nel quale, ha aggiunto il sindaco Alberto Bellelli, “si respira un clima famigliare. Dopo la realizzazione di un appartamento protetto per consentire l'allontanamento delle donne dai compagni violenti, mancava ancora qualcosa, il tassello iniziale, quello legato alla denuncia.
Dalla collaborazione istituzionale è quindi nato questo progetto importante perchè il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, non dev'essere semplicemente una data, bensì tradursi in un impegno concreto. Tangibile”.
In un territorio attento e che “tanto ha fatto per cercare di contrastare la violenza di genere, reato tra i più subdoli, - gli fa eco l'assessore alle Pari Opportunità, Stefania Gasparini – insieme all'Arma ci siamo interrogati a lungo su cosa mancasse per essere ancor più vicini alle vittime nel momento più drammatico e difficile, quello della denuncia. Questa stanza accogliente e riservata è nata proprio per facilitare l'accesso alle donne, per evitare loro di sostare in sala d'attesa, per farle sentire protette, ascoltate, capite. Dalla parte giusta, perchè trovare la forza di denunciare i propri aguzzini costituisce il primo passo per riprendere in mano la propria vita”.
“Il nostro intento è quello di accogliere le tante - troppe - vittime di violenza in un clima di riservatezza e serenità. Siamo convinti – ha spiegato il padrone di casa, capitano Alessandro Iacovelli, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Carpi – che questa stanza protetta coniugi perfettamente la nostra esigenza di investigare nelle fasi più drammatiche di questi crimini e al contempo accogliere coloro che subiscono tali esecrabili reati.
L'impegno dell'Arma nel cercare di contenere tali fenomeni è quotidiano e rappresenta una priorità”.
Un'inaugurazione, questa, che lancia alle donne un messaggio forte. Importante: “attraverso la denuncia, non sarete sole. Al contrario entrerete in un percorso di protezione che vi consentirà di ritrovare la vostra autonomia e di rinascere.
La violenza – ha concluso l'assessore regionale Emma Petitti – non è un fatto privato.
Negli ultimi cinque anni, nella nostra Regione, sono state fatte 30mila denunce legate alla violenza di genere: il fenomeno non è in aumento ma, finalmente, le donne hanno trovato il coraggio di uscire allo scoperto”, per cercare così di porre la parola fine a un incubo.
La stanza “rosa” rappresenta un passo di civiltà.
(Temponews e Gazzetta di Modena del 25.11.2018)
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