Hong Kong, 9 giu. (askanews) - Una marea umana ha invaso le strade di Hong Kong. Un milione di persone sono scese in piazza per chiedere lo stop alla controversa legge sull'estradizione che, a dire dei dimostranti, potrebbe rendere possibile la consegna di dissidenti politici alla Cina. Si è trattato della manifestazione più imponente dal 2014, quando il movimento Occupy scese in piazza, e probabilmente la più partecipata da quando, nel 1997, la Gran Bretagna riconsegnò a Pechino quella che era stata sua colonia.
Al termine della manifestazione ci sono però stati scontri tra manifestanti, molto più numerosi, e polizia lungo Harcourt Road. Il comandante della polizia ha condannato fortemente gli "atti violenti dei dimostranti". Gli agenti hanno usato lo spray urticante, alcuni sono stati feriti gravemente. Fermate una decina di persone.
Carrie Lam, la leader di Hong Kong, non è apparsa impressionata dalla manifestazione e ha detto che non intende rinunciare alla legge.
"Io e il mio team non ignoriamo coloro che hanno espresso la loro idea, che siano d'accordo o in disaccordo con noi. La legge andrà avanti, non è stata voluta da Pechino e sarà messa in atto nel rispetto dei diritti umani" ha assicurato Carrie Lam.
Pechino, dal canto suo, ha reagito alla protesta sostenendo che dietro di essa si nasconderebbero "forze straniere".
Hong Kong ha accordi di estradizione con 20 paesi del mondo, ma non ne ha con la Cina di cui pure è formalmente parte in base al principio "un paese, due sistemi". Ci sono stati negoziati, ma finora sono stati bloccati dal fatto che il processo giudiziario in Cina prevede scarsissima protezione per gli imputati.
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