Non poter ricevere l’Eucaristia non significa non potersi predisporre ad accogliere Gesù con il cuore. Nella storia della Chiesa c’è un’antica prassi, confermata in particolare dal Concilio di Trento, che Papa Francesco in periodo di pandemia ha più volte ricordato. È la Comunione spirituale: con una preghiera si esprime il desiderio ardente, non essendo possibile ricevere la comunione sacramentale, di accogliere Gesù Cristo almeno spiritualmente. Invitando alla Comunione spirituale, spesso Papa Francesco durante la Messa a Santa Marta recita questa preghiera di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori:
COSA SIGNIFICA FARE LA COMUNIONE SPIRITUALE E COME FARLA?
San Giovanni della Croce osserva acutamente che “l’anima vive più dove ama che dove vive”. Se è vero che ricevere sacramentalmente Gesù rimane un dono gratuito, è ugualmente vero che il desiderio intenso di essere uniti a lui è anch’esso fonte efficace di comunione.
Nell’impossibilità per molti di accedere alla Comunione eucaristica, si tratta di riscoprire e vivere il dono della Comunione spirituale.
Dove nasce la Comunione spirituale? Possiamo dire dalla promessa stessa di Gesù: “se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). San Pietro che aveva ben compreso la possibilità di unirsi intimamente al Signore, scrive: “adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori” (1 Pt 3,15).
La Comunione spirituale suppone, dunque, tanto come quella sacramentale, la fede nella Presenza Reale di Gesù nella Ss. Eucaristia e porta con sé il desiderio della Comunione sacramentale.
Gli effetti che essa produce nell’anima sono gli stessi della Comunione sacramentale a seconda delle disposizioni con cui la si fa, della maggiore o minore carica di devozione sincera con cui si desidera Gesù, dell’amore con cui lo si riceve Gesù e ci si intrattiene con Lui.
Scrive Benedetto XVI nell’esortazione post-sinodale Sacramentum Caritatis al n. 55:
Senza dubbio, la piena partecipazione all’Eucaristia si ha quando ci si accosta anche personalmente all’altare per ricevere la Comunione. Tuttavia, si deve fare attenzione a che questa giusta affermazione non introduca un certo automatismo tra i fedeli, quasi che per il solo fatto di trovarsi in chiesa durante la liturgia si abbia il diritto o forse anche il dovere di accostarsi alla Mensa eucaristica. Anche quando non è possibile accostarsi alla comunione sacramentale, la partecipazione alla santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa. È bene in queste circostanze coltivare il desiderio della piena unione con Cristo con la pratica, ad esempio, della comunione spirituale, ricordata da Giovanni Paolo II e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale.
Il rimando al magistero di Giovanni Paolo II è – in particolare – a un numero dell’enciclica Ecclesia de Eucharistia, in cui si dice:
Nell’Eucaristia, «a preferenza di ogni altro sacramento, il mistero [della comunione] è così perfetto da condurre all’apice di tutti i beni: qui è l’ultimo termine di ogni umano desiderio, perché qui conseguiamo Dio e Dio si congiunge a noi con l’unione più perfetta». Proprio per questo è opportuno coltivare nell’animo il costante desiderio del Sacramento eucaristico. È nata di qui la pratica della « comunione spirituale », felicemente invalsa da secoli nella Chiesa e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale. (n. 34).
La Comunione spirituale ci permette di restare uniti a Gesù, sebbene lontani dalla sua dimora. L’avevamo forse fin troppo dimenticata e trascurata. Ad una sua figlia spirituale, Padre Pio offriva questa indicazione pratica:
“Nel corso del giorno, quando non ti è permesso di fare altro, chiama Gesù, anche in mezzo a tutte le tue occupazioni, con gemito rassegnato dell’anima, ed egli verrà e resterà sempre unito con la anima mediante la sua grazia e il suo santo amore. Vola con lo spirito dinanzi al Tabernacolo, quando non ci puoi andare col corpo, e là sfoga le ardenti brame ed abbraccia il Diletto delle anime meglio che se ti fosse dato di riceverlo sacramentalmente”.
La grande Santa Teresa d’Avila, nel capitolo 35 del Cammino di perfezione afferma:Mi sono assai dilungata su questo argomento, anche se già avevo parlato circa l’orazione di raccoglimento, della grande importanza di ritirarci nel nostro intimo per ritrovarci sole con Dio, essendo cosa assai importante. Anche quando non riceverete la comunione, ascoltando la Messa, potete comunicarvi spiritualmente e raccogliervi poi nel vostro intimo, il che è di grandissimo profitto; così, infatti, s’imprime nel cuore un profondo amore di nostro Signore. Dal momento in cui ci prepariamo a riceverlo egli non cessa mai di farci doni in molti modi che ci sono ignoti.
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