Il caso evidenziato dall’apostolo Paolo di immoralità (in origine, gr. Pornèia e si riferisce in maniera generica ad ogni tipo di attività sessuale al di fuori del matrimonio, inclusa l’omosessualità. Questo è il suo significato nel Nuovo Testamento) riguarda la relazione di un cristiano con la propria matrigna, moglie di suo padre; relazione contraria sia alla legge mosaica (Levitico 18:8), al “Diritto Greco” che alla legge romana. È bene ricordare che la città di Corinto era conosciuta per l’immoralità sessuale e le religioni pagane non davano alcun valore alla purezza sessuale. Per una persona di Corinto non era difficile pensare di essere religiosa e allo stesso tempo fare ciò che si voleva per quanto riguardava il sesso.
La cultura greca attribuiva falsamente a Demostene, oratore ateniese, questa frase: “Noi abbiamo a disposizione vari tipi di donne: le mogli, per la procreazione di figli legittimi e per la direzione e la custodia della casa e del patrimonio familiare; le concubine per la “cura del corpo”; e le etere per il piacere della sessualità raffinata, della conversazione e della compagnia. All’ultimo gradino collochiamo le prostitute di basso livello e le schiave”. Forse il padre era già morto o divorziato; diversamente si parlerebbe di adulterio*. Pertanto, potrebbe riferirsi ad una convivenza illegale. È da supporre che la donna fosse una pagana, poiché l’apostolo non si occupa di lei, non la chiama in causa**. Non doveva essere un rapporto sessuale occasionale, piuttosto un matrimonio contratto contro le stesse consuetudini greche. La stessa cultura ellenica considerava peccato^ questo atto.
In contrapposizione al rimprovero di Paolo, alcuni componenti della comunità di Corinto, e soprattutto i responsabili erano coinvolti nello scandalo a motivo della loro tolleranza.
Per quanto fosse grave il peccato, Paolo era più preoccupato dal fatto che i Corinti sembravano prendere il peccato alla leggera, ed erano indifferenti (non avete piuttosto fatto cordoglio). Di fronte a questo comportamento, condannato da Paolo, avrebbero dovuto riunirsi non già per approvare le ragioni della condanna, fissata da Paolo, ma per accettarla in toto, promulgarla ed eseguirla.
* I Greci consideravano adulterio non solo la seduzione della moglie, ma anche quella della madre vedova, della figlia non sposata, della sorella o della concubina.
** Alcuni affermano che Paolo risentisse da una influenza maschilista, pregiudizievole. A tal proposito Aristotele distingueva tra l’autorità del padre su i figli di entrambi i sessi, che definiva come un potere di tipo “regale”, e l’autorità del marito sulla moglie, che era invece simile ad un potere “politico”, cioè un’autorità sottomessa a delle regole e a dei limiti.
Alcune parti delle letture bibliche potrebbero essere parafrasate o contenere delle espressioni idiomatiche riscontrabili nella parlata siciliana.
Il principale testo biblico usato è quello della "TNM" versione riveduta 2017. Sono state consultate, altresì, altre versioni in diverse lingue quando il testo italiano, tradotto in siciliano, non trasmetteva pienamente il pensiero degli agiografi. Naturalmente, per una comprensione più chiara sono state usate delle coniugazioni verbali che si usano abitualmente nel linguaggio parlato dei vari dialetti isolani oltre alla lingua siciliana, non riscontrabili nelle grammatiche siciliane.
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