Il caldo toglie il respiro, il caldo prosciuga la vita di ogni sua volontà e desiderio, il caldo incendia le sabbie, arde le nuvole e non da tregua. È lui il custode del più grande campo profughi al mondo: il Dadaab, in territorio keniota, a 80 chilometri dal confine somalo. I pick up entrano di primo mattino nel campo di Hagadera. I cassoni sono colmi di sacchi che vengono scaricati e decine di uomini e donne accorrono per aprirli, estrarre i ciuffi di qat e prepararsi alla vendita della sostanza psicotropa. Il qat è una pianta che viene coltivata e consumata in Kenya, nel Corno d'Africa e nella Penisola Arabica. Contiene i principi attivi delle catamine, sostanza analoga all'anfetamina, e gli effetti che produce sono di euforia, eccitazione, inibisce la fame e aumenta le pulsioni sessuali. Nel Dadaab, il consumo degli arbusti, che sono un vera e propria droga e così sono stati classificati anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, è divenuto una piaga sociale. La dipendenza è in aumento, i disturbi psichici e le crisi depressive e paranoiche dovute al consumo anche, ma non c'è solo questo: a pagare le conseguenze dell'utilizzo dello stupefacente sono pure le donne, a cui è proibito masticare le foglie ma che sono sempre più vittime di stupri da parte di uomini alterati dalla sostanza. Reportage di Daniele Bellocchio e Marco Gualazzini
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