Il centro sotterraneo dell'INFN è il più grande del mondo, ci lavorano un migliaio di ricercatori provenienti da tutto il mondo. «Il 70 percento dell'universo è composto da energia di cui non conosciamo praticamente nulla». Il nuovo progetto iXENONnT
ASSERGI (L'AQUILA) Un viaggio nella pancia della montagna. Lì dove, in cinque anni, dal 1983 al 1987, partendo da un'idea di Antonino Zichichi, sono stati scavati e realizzati i Laboratori nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Al suo interno cento dipendenti e un migliaio di ricercatori provenienti da 29 Paesi diversi si alternano, senza sosta, per scoprire i segreti dell'universo. Siamo a due passi dalla falda acquifera che disseta mezzo Abruzzo e a pochi metri dal tunnel autostradale dell'A24 che collega l'Adriatico al Tirreno. Tre sistemi — il tunnel, i laboratori, l'acqua destinata ai rubinetti — nati quasi insieme a partire dagli anni Settanta e, da sempre, in conflitto tra di loro, tra denunce degli ambientalisti e inchieste su presunti sversamenti di sostanze inquinanti. Da questo centro di ricerca sotterraneo, attualmente il più grande del mondo con un'area di 18 mila metri quadrati, tre grandi sale e un volume complessivo di 180 mila metri cubi, dove occorrono giacche e felpe perché la temperatura supera di poco i 7 gradi, alcuni giorni fa è stato dato l'annuncio dell'ultima rivelazione del progetto XENON1T che cerca la materia oscura. I segnali di Xenon«L'eccesso che abbiamo osservato — ha esordito Elena Aprile, docente alla Columbia University e a capo del progetto — potrebbe essere dovuto a una minuscola presenza di trizio, un isotopo dell'idrogeno. Ma potrebbe anche essere un segnale di qualcosa di molto più eccitante che ci porterebbe oltre il Modello Standard, come l'esistenza di nuove particelle, per esempio gli assioni solari. Oppure, altra ipotesi interessante, potrebbe coinvolgere nuove proprietà dei neutrini». Segnali nuovi, un eccesso di segnali che potrebbe sconvolgere le conoscenze attuali della fisica. Dimostrare cose finora solo immaginate. Qui, sotto tonnellate di roccia, è possibile percepire cose che normalmente sarebbero invisibili, mettere al riparo gli esperimenti dai raggi cosmici che disturbano lo studio di fenomeni rari o di particelle ancora sconosciute. «I segnali di XENON1T potrebbero essere dovuti a un errore — ci spiega Marcello Messina, ricercatore senior, durante la nostra visita — oppure a qualcosa di davvero inaspettato. Non abbiamo misure accurate per dire che è trizio. Potrebbe essere colpa anche di un altro elemento, chiamato Argon 37, ma ci dovrebbe essere troppa aria nel nostro rivelatore. A questo punto resterebbero in piedi le due ipotesi che siano gli assioni, finora solo teorizzati, oppure i neutrini (particelle prive di carica elettrica e con una massa molto piccola che attraversano a miliardi il... ( Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: [ Ссылка ]
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