L'impero Ottomano. Un impero immenso, bellicoso e dispotico, un regime tirannico; eppure una straordinaria invenzione di governo multietnico e multinazionale a cui alcuni in Occidente guardarono addirittura come a una desiderabile alternativa.
Il grande Maometto il Conquistatore, nelle stanze del palazzo reale di Costantinopoli appena sottomessa, andava recitando una triste poesia persiana. Trovandosi di fronte all’immensità della sua conquista, il vincitore dell’ultimo basileus non poteva evitare di provare la malinconia della decadenza.
Tra il Trecento e il Novecento gli ottomani edificarono un enorme impero incastrato tra Occidente e Oriente, con il chiaro proposito di unire l’Asia e l’Europa. I suoi sultani si credevano i successori di Costantino il Grande e nutrivano il sogno di conquistare la «Mela rossa», cioè Roma probabilmente.
La storia dei turchi, a noi sempre presente e insieme misteriosa perché sostanzialmente è stata storia dell’altro, racconta di un’orda venuta dalle steppe asiatiche, che si distende rapidamente nello spazio prima occupato dall’impero d’Oriente, che domina per secoli il Mar Mediterraneo e regna in pace interna su religioni e popoli diversi, protetti e spesso favoriti da un sistema di governo che rivaleggiò fino al Settecento con quello occidentale, apparendo a molti una preferibile alternativa. Ma è anche parte della contesa eterna tra popoli stanziali e nomadi, e parte della storia comune dei popoli i cui paesi oggi finiscono in «stan»; è storia di una cultura e di una lingua la cui parola più lunga conta 70 lettere; e storia dell’invincibile sopravvivenza della tradizione delle steppe entro una raffinatissima élite (sino alle riunioni cruciali del divan, il governo imperiale, che si tenevano a cavallo).
Alessandro Barbero del millennio ottomano disegna i quadri complessivi di una civiltà, muove la dinamica dei grandi avvenimenti, delle leggendarie imprese e delle decisive battaglie, restituisce il profumo e la cifra di una forma di cultura tanto estranea quanto modellatasi nel contatto con la nostra, ricrea attraverso la ricchezza degli aneddoti l’atmosfera quotidiana: in una storia che essendo quella di un’altra Europa è tutta storia nostra, densa di significati attuali.
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