La scultura greca arcaica si sviluppa in Grecia e nelle isole Cicladi tra il 750 e il 480 a.C. circa
Questo periodo corrisponde alla raggiunta autonomia delle poleis e ad un incremento della produzione artistica, in particolare, la costruzione di templi in Ordine Dorico e Ionico e la realizzazione di sculture di grandi dimensioni che riproducevano divinità o giovani atleti.
Le sculture avevano una funzione sacra, rappresentavano un dono agli dei e venivano portate come offerta nei templi oppure segnalavano una sepoltura.
La figura umana era la rappresentazione del divino la cui bellezza fisica è inscindibile dalla sua grandezza morale e spirituale, dalla bontà che avvicina gli umani agli eroi secondo il concetto di bello=buono dell’ideale greco del kalos kai agathos.
La perfezione estetica elevava così il mondo degli umani a quello degli dei.
Per questo motivo troviamo molte sculture che rappresentano giovani atleti (kouros, al plurale kouroi) dai corpi perfetti, nudi, perché così gareggiavano nelle competizioni sportive.
La postura del corpo stante con la gamba sinistra in avanti e le braccia distese lungo i fianchi ricorda la scultura egizia da cui i greci presero ispirazione ma, a differenza della scultura egizia che celebrava il potere dei faraoni, la scultura greca celebra il divino.
Le donne (kore, al plurale korai) invece rappresentavano la grazia e la delicatezza, sono rappresentate vestite con una lunga tunica con un braccio proteso nel gesto di porgere un’offerta agli dei.
Pur diffondendosi in tutta la Grecia, possiamo distinguere tre correnti artistiche differenti nella scultura greca arcaica, con caratteristiche proprie: nel Peloponneso la scultura Dorica, nelle isole la scultura Ionica e nella regione intorno ad Atene, la scultura Attica.
Un esempio di scultura Dorica sono le statue (kouroi) che rappresentano Kleobi e Bitone, due fratelli figli di Cidìppe, una sacerdotessa di Era della città di Argo.
Le due statue a grandezza naturale (poco più di 2 metri con il piedistallo), sono state scolpite probabilmente da Polimede di Argo, il famoso scultore greco, hanno tutte le caratteristiche della scultura arcaica.
La scultura Ionica è caratterizzata da figure esili e slanciate dotate di grazia e leggerezza, pur mantenendo per il resto, le stesse caratteristiche della scultura dorica.
Samo, Naxos e Mileto sono i centri che hanno restituito il maggior numero di sculture come il kouros di Milo. Il corpo del giovane uomo è caratterizzato da un forte linearismo dell’anatomia, dal ritmo slanciato della figura e dal volto stretto con lineamenti minuti dall’immancabile sorriso arcaico. Anche qui riconosciamo la tipica acconciatura del periodo.
Anche l’Hera di Samo è una scultura ionica, la forma quasi cilindrica della figura viene enfatizzata dalle pieghe verticali e dritte del lungo chitone che celano il corpo della donna, mentre il mantello obliquo è animato dal movimento del braccio che viene portato al petto. Forse anticamente la mano sollevata teneva un’offerta. Nonostante la forma, simile a una colonna, i volumi suggeriti dalle vesti eliminano l'idea di immobilità, conferendo alla figura un'aria austera. La scultura acefala è stata ritrovata così, senza la testa.
La solidità delle sculture del Peloponneso e la leggerezza delle sculture ioniche sono mediate dalla terza corrente artistica, quella attica.
L’evoluzione della resa dell’anatomia maschile compiuta nelle botteghe attiche è percorribile attraverso l’analisi di numerosi kouroi provenienti dalla colmata persiana dell’acropoli di Atene; si tratta di una fossa scavata dagli ateniesi per preservare da ulteriori distruzioni il patrimonio artistico dell’acropoli di Atene dopo i saccheggi dei Persiani. Tra questi reperti archeologici riportati alla luce dopo gli scavi dell’Ottocento, troviamo il Moschophoros, ovvero, il portatore di vitello: potrebbe trattarsi del vincitore di una gara che aveva come premio un vitello o di un sacrificio in onore della dea Atena.
Un altro esempio di scultura attica ritrovata nella colmata persiana è la kore con il peplo. La donna indossa una lunga veste, il peplo, composto da un telo rettangolare ripiegato nel senso della lunghezza, fissato alle spalle con due fibule e stretto in vita con una cintura.
Finite le guerre contro i persiani, il mondo greco si avvia con forza e determinazione verso la ricostruzione e Atene diventa il maggior centro artistico. Nelle botteghe attiche le esperienze sviluppate nel periodo arcaico costituiscono il patrimonio di partenza per sviluppare un nuovo stile più aderente alla realtà, tecnicamente più evoluto, in cui scompaiono artifici come il sorriso arcaico, è il periodo severo, l’alba del momento più alto della storia dell’arte greca, il periodo classico.
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