Nel canto numero XVIII della Divina Commedia, Dante e Virgilio, accedono all'ottavo girone, quello dei fraudolenti contro chi non si fida. L'ottavo cerchio è suddiviso in bolge. La prima bolgia è dedicata ai ruffiani e ai seduttori, dove Dante incontra Giasone, che ingannò Isifile per rubare il vello d'oro. Nella seconda bolgia, invece, sono riposti gli adulatori, immersi nello sterco. Tra questi il poeta incontra Taide, personaggio della commedia "L'eunuco" di Terenzio.
Molto importante è il canto XIX, quando Dante e Virgilio si trovano nella terza bolgia, quella in cui sono condannati a testa in giù i simoniaci (coloro i quali si erano macchiati del peccato di simonia, ovvero della compravendita di beni sacri/spirituali). Qui il poeta incontra Niccolò III, che scambia il poeta per un altro papa, ancora invita, ma già atteso all'inferno; si tratta di Bonifacio VIII, acerrimo nemico di Dante, da questi accusato di aver ingannato "la bella donna" (la Chiesa) per poi farne strazio. Il Canto XIX è uno dei più importanti dell'Inferno e di tutta le Cantiche; esso si conclude con una lunga apostrofe contro il potere temporale della Chiesa, rivolgendo una prosopopea a Costantino, l'imperatore cui era stata attribuita la celeberrima Donazione (poi rivelatasi falsa nel secolo XIV).
Divina commedia, Inferno, canto XVIII e XIX
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