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La chirurgia ortognatica è una branca della Chirurgia Maxillo-Facciale che si occupa della correzione scheletrica delle deformità congenite o acquisite dello scheletro facciale e più in particolare dei mascellari superiore ed inferiore.
Gli interventi cardine di questa chirurgia sono rappresentati dall’osteotomia tipo Le Fort I (che permette la mobilizzazione del mascellare superiore) e l’osteotomia sagittale della mandibola (che permette la mobilizzazione della mandibola). Mediante l’esecuzione di suddette osteotomie è possibile mobilizzare le mascelle con i relativi denti e riposizionarle nella loro corretta posizione tridimensionale.
Questa chirurgia viene generalmente effettuata su soggetti adulti a fine crescita, solo in alcuni casi è possibile anticipare queste procedure a partire dai 16 anni (chirurgia precoce).
Grossolanamente possiamo distinguere due importanti malformazioni:
Sindrome progenica: vi è, cioè, un eccessivo sviluppo della mandibola che porta il paziente ad avere gli incisivi inferiore di fronte a quelli superiori (detto morso inverso).
Sindrome prognatica: rappresentata da un ridotto sviluppo della mandibola che risulterà posizionata molto all'indietro rispetto gli incisivi superiori.
Tali malformazioni possono determinare una serie di problematiche costituite da problemi di:
• Masticazione
• Fonazione
• Igiene Orale ed Aspetto Estetico
• Dolore Cronico del Mascellare Superiore e della Mandibola
• Morso Aperto
• Morso Inverso
• Aspetto Asimmetrico del Volto
• Mento Sfuggente
• Difficoltà nel far venire a contatto le labbra senza sforzo
• Disturbi Respiratori del Sonno ( Apnee o Russamento)
• Disturbi dell'Articolazione Temporomandibolare
• Cefalee
• Cervicalgie
Come accennato precedentemente, le due tecniche chirurgiche, permettono una mobilizzazione completa delle arcate dentarie e dei relativi mascellari ed il loro riposizionamento nei tre piani dello spazio.
La contenzione negli ultimi decenni ha subito importanti variazioni che hanno reso queste procedure più stabili e con una migliore predicibilità del risultato estetico.
Mentre, infatti, 30 anni fa si utilizzava un filo di acciaio che, praticando dei piccoli fori nelle ossa mobilizzate, permetteva il loro avvicinamento e la successiva saldatura delle fratture chirurgiche, ma il tutto doveva essere adiuvato dal bloccaggio dei mascellari per almeno 20/30 giorni; oggi vengono utilizzate delle placche e viti in titanio che immobilizzano, in modo stabile le fratture chirurgiche senza avere la necessità di eseguire un bloccaggio intermascellare.
Tale differenza, purtroppo, ancora non è universalmente percepita dai pazienti che, spesso, sono ancora convinti di dover rimanere, dopo l’intervento chirurgico immobilizzati, con i mascellari bloccati, per i classici 20/30 giorni…di 30 anni fa.
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