"Le armi dell'allegria" di Gianni Rodari (1960)
Con il suo consueto tono spensierato, ma certo mai scherzoso, Gianni Rodari ci invita a buttare le “armi vere” e a preferire invece armi innocue, allegre, chiassose come strumenti musicali: le armi giocattolo. Dietro la metafora “le armi dell’allegria” si nasconde una pluralità di significati: un inno alla pace, un invito al divertimento e una rinnovata attenzione posta al concetto di fratellanza. Le armi che piacciono al poeta non “farebbero male a una mosca”, ed ecco che il celebre detto trascende il proverbiale modo di dire per diventare realtà.
Come accade spesso nelle sue poesie per l’infanzia Rodari procede per enumerazione, facendo un lungo elenco: tutte le armi lecite e quindi consentite sono inserite nella lista e presentate attraverso un diminutivo, un vezzeggiativo che in qualche modo ne riduce la potenza. Ed ecco che c’è il fuciletto, il cannoncino e la pistola che fa solo “bang”. Le onomatopee (pum/bang) e le assonanze scandiscono il ritmo della filastrocca, contrastando il rombo dei cannoni e la mitraglia ossessiva dei fucili nella vita reale.
Ogni arma centra perfettamente il suo bersaglio, ma non ferisce né uccide, osserva Rodari, riformulando attraverso la retorica il concetto di diplomazia: per giungere a un obiettivo non è necessario sparare, a cosa serve la guerra?
Il Maestro di Omegna sapeva spiegare ai bambini cose complesse, adeguandosi al loro linguaggio; ma in qualche modo queste “cose complesse” riusciva a spiegarle anche ai grandi che credevano di averle capite e invece sono sempre impreparati ad affrontarle, a spiegarle, vengono come colti in fallo dinnanzi a certi eventi. Non è vero che ai bambini la parte oscura del mondo (la guerra, la morte) non deve essere mostrata: devono essere in grado di vederla (e di capirla) a modo loro, solo così potranno crescere con un senso di giustizia più sviluppato.
Leggere Le armi dell’allegria è una maniera per sviluppare questo senso di giustizia: le armi vanno usate solo per gioco, insegna Rodari, e le armi che sparano davvero devono essere gettate via. Se anche gli adulti applicassero questo concetto il mondo sarebbe un posto migliore e non dovremmo confrontarci con un orrore incomprensibile, con gli occhi dei bambini che fissano sgranati da guerre non poi così lontane chiedendoci smarriti “perché” dal fondo della loro innocenza spezzata.
da: Sololibri.net, [ Ссылка ]
Voce di Giuseppe Tizza
Giuseppe Tizza, Interprete e Traduttore, Am Gallberg 4, 40629 – Dusseldorf
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Sottofondo musicale:
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