Presentazione del libro di Fernando Venturini (Casa Museo Giacomo Matteotti / Cierre edizioni, 2024).
Ne parlano con l’autore: Alberto Andreoli (presidente Società Dante Alighieri – Comitato di Ferrara APS) e Dalia Bighinati (scrittrice e giornalista).
Il Comitato ferrarese della Società Dante Alighieri ritiene doveroso promuovere la conoscenza della rettitudine morale, civile e politica di Giacomo Matteotti, come pure del dramma vissuto dalla sua famiglia e dalla società civile. A tale riguardo, dunque, a complemento delle diverse iniziative organizzate e svoltesi a Ferrara durante l’anno commemorativo del centenario della morte, il sodalizio ha deciso di proporre alla cittadinanza una sorta di “trilogia matteottiana”, articolata nella visita di una mostra (“Giacomo Matteotti e la libertà liberatrice”, allestita presso la Biblioteca Ariostea), nella presentazione pubblica di un volume ("Il Giaki e il Chini. Cronache […]") e nella visita della Casa-Museo Giacomo Matteotti e alla Tomba della famiglia Matteotti, a Fratta Polesine.
Fernando Venturini, laureato in storia del Risorgimento e diplomato in Biblioteconomia, dal 1983 al 2020 ha lavorato come consigliere parlamentare presso la Biblioteca della Camera dei deputati, di cui è stato vice direttore. (La collaborazione con l’Istituto dal 2021 prosegue nella veste di consulente.) Nel corso degli anni si è variamente occupato della figura di Giacomo Matteotti.
«La grande storia d’amore tra Giacomo Matteotti e Velia Titta si rivela attraverso le centinaia di lettere che i due amanti, poi marito e moglie, si sono scambiati dal 1912 al 1924. Il centenario della morte è l’occasione per ricostruire un rapporto affettivo che fu di straordinaria importanza per Matteotti, nonostante Velia non avesse le sue passioni politiche e sia vissuta sempre lontana dagli ambienti del socialismo militante. Ne nasce una “cronaca” che, attraverso l’epistolario e altre fonti, illumina non solo la vita tormentata di una famiglia borghese ma anche aspetti dell’animo di Giacomo Matteotti, a cui – come scrisse Gobetti – non sono estranee le ragioni del suo pensiero e della sua azione politica. Gli spiragli che, nel dialogo intimo con Velia, Giacomo apre sulla vita parlamentare, i giudizi su uomini e avvenimenti, gli stessi silenzi, ci restituiscono una personalità più sfumata e tormentata. Fu così anche quando arrivò il fascismo. Giaki ne divenne un bersaglio e la vita di questa coppia felice precipitò in una lotta senza sosta che il libro segue da un’angolazione particolare. Velia ne sarebbe uscita vedova, con tre figli, assediata dal regime, destinata a sfiorire dopo la morte dell’amato, ormai divenuto il proprio “idolo”.» ("Il Giaki e il Chini. Cronache […]", in quarta di copertina). Estratti disponibili sul blog: [ Ссылка ]
A cura della Società Dante Alighieri – Comitato di Ferrara APS
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