Cosa prevede la nuova legge in materia di cittadinanza?
Il provvedimento si muove su due punti: espansione dello ius soli e introduzione dello ius culturae. Ma di cosa si tratta?
Finora si parlava di ius sanguinis, dal latino diritto di sangue. La legge stabiliva che fosse di diritto cittadino italiano colui che avesse almeno un genitore con cittadinanza italiana. Si parla invece di ius soli quando si prevede che basti nascere nel territorio di uno Stato per averne la cittadinanza. Lo ius soli “puro” non esiste in Europa, ma negli Stati Uniti.
La nuova legge introduce lo “ius soli temperato”, poiché vincola l’ottenimento della cittadinanza ad alcuni parametri.
Infatti, un bambino nato in Italia diventerà automaticamente cittadino italiano se almeno uno dei due genitori si trova legalmente in Italia da più di 5 anni, ovvero abbia:
- O il diritto di soggiorno permanente, che è riservato ai cittadini dell’Unione Europea
- O il permesso di soggiorno di lungo periodo, che è riservato ai cittadini extra Ue. Per ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo il genitore deve:
— Avere un reddito superiore all'importo annuo dell'assegno sociale (meno di 6mila euro per il 2017);
— Avere la disponibilità di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge;
— Superare un test di conoscenza della lingua italiana.
C’è poi una fattispecie nuova, il cosiddetto ius culturae, che lega l’acquisto della cittadinanza al completamento di un percorso formativo. È prevista la cittadinanza per quei minori, che siano nati in Italia o vi abbiano fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età, che abbiano frequentato regolarmente un percorso formativo di almeno cinque anni sul territorio nazionale.
Cambiano anche i meccanismi della naturalizzazione: si può richiedere la cittadinanza se si è entrati nel territorio italiano prima del compimento della maggiore età e se si è residenti in Italia da almeno 6 anni, ma solo dopo aver completato con successo il ciclo scolastico.
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