L'Inter partì con quattro vittorie nelle prime quattro gare, prendendo subito la testa della classifica grazie anche al roboante esordio del giovane Recoba, rivelatosi fin dalla prima giornata con una decisiva doppietta al Brescia.
In questa fase la squadra di Simoni seppe comunque rimanere stabilmente in vetta per tutto l'autunno, controllando il gruppo delle inseguitrici da cui via via emersero quali più accreditati rivali i campioni uscenti della Juventus. Nel turno precedente la sosta natalizia maturò la prima sconfitta dei meneghini, al Friuli contro l'Udinese, proponendo nell'occasione l'undici di Alberto Zaccheroni, votato a un calcio offensivo ma al tempo stesso estremamente concreto, e sorretto dall'affiatato trio d'attacco Amoroso-Bierhoff-Poggi, quale possibile outsider nella lotta allo scudetto.
I nerazzurri non seppero però gestire il vantaggio accumulato: verso la fine del mese due passi falsi contro due neopromosse, dapprima una sconfitta interna contro il Bari e poi un pari sul campo dell'Empoli, frenarono la corsa meneghina e rilanciarono le ambizioni dei torinesi che il 25 gennaio, battendo l'Atalanta al Delle Alpi, guadagnarono il primo posto laureandosi sul filo di lana campioni d'inverno.
La tornata conclusiva non iniziò nel migliore dei modi per la Juventus, che nella trasferta di Lecce del 1º febbraio perse il perno difensivo Ferrara per il resto della stagione, causa una grave frattura di tibia e perone. Ciò nonostante tra febbraio e marzo i bianconeri riuscirono ad allungare ancora sull'Inter, colpevole di battute d'arresto sui campi di Lazio e Parma, e a sorpresa a San Siro contro il Bologna; in questa fase i nerazzurri dovettero guardarsi anche dal ritorno dei biancocelesti di Eriksson che, da par loro, con la succitata vittoria nello scontro diretto del 22 febbraio appaiarono i milanesi al secondo posto, a quattro punti dalla vetta. I capitolini cullarono speranze tricolori fino al 5 aprile, allorché una Juventus corsara all'Olimpico li superò con un guizzo di Inzaghi, mentre nel frattempo si rifecero sotto i nerazzurri che, traendo vantaggio da una serie di pareggi raccolti dalla capolista, si presentarono al big match di Torino del 26 aprile, quart'ultima di campionato, con una sola lunghezza di ritardo sui bianconeri.
La gara fu decisa da un contropiede di Del Piero, ma venne segnata soprattutto da un body check (un intervento difensivo col busto)nell'area juventina di Iuliano su Ronaldo: l'arbitro Piero Ceccarini non ravvisò gli estremi per la concessione di un calcio di rigore ai milanesi, mentre pochi istanti dopo, sul capovolgimento di fronte, accordò a favore dei torinesi un penalty per un'entrata scomposta di West su Del Piero (quest'ultimo fallirà la chance del 2-0 facendosi parare la conclusione da Pagliuca). La condotta arbitrale fece montare il malcontento dei nerazzurri, provocando di riflesso le stizzite repliche dei bianconeri: nei giorni seguenti, le accese discussioni che scaturirono in merito sui media italiani e finanche in parlamento fecero sfiorare una crisi istituzionale ai vertici della Federcalcio.
Fatto sta che il verdetto del campo, per la squadra di Lippi, si rivelò lo scatto decisivo verso il titolo:neanche il successivo e inatteso pari di Vicenza ebbe ripercussioni, poiché l'Inter non seppe approfittarne impattando a sua volta in casa col Piacenza. Alla penultima giornata, il 10 maggio, come all'andata gli uomini di Simoni caddero contro la bestia nera Bari; contemporaneamente al Delle Alpi, grazie a una tripletta di Inzaghi, la Juventus superò il Bologna per 3-2 andando a conquistare il venticinquesimo scudetto della sua storia. Con l'Inter seconda e qualificata in Champions League, il terzo posto fu appannaggio dell'Udinese che colse il suo migliore piazzamento in Serie A da quarantatré anni a quella parte
Delusione della stagione, il Milan replicò l'anonimo andamento del campionato precedente totalizzando appena un punto in più, classificandosi decimo e rimanendo fuori dall'Europa per la seconda volta consecutiva, pur a fronte delle continue riforme volute dall'UEFA che qualificarono, in quest'annata, un record di ben nove società italiane alle coppe confederali — e nonostante i rossoneri avessero tentato, invano, la strada di una wild card. Oltre alle romane, alla Fiorentina, e a un Parma che pur disattese le premesse estive, a negare l'Europa al Milan furono anche il Bologna trascinato da un Baggio rivitalizzato dall'ambiente rossoblù, e che emergendo quale migliore marcatore italiano della stagione ottenne in extremis una maglia azzurra per i successivi mondiali, e la Sampdoria che, pur tra alti e bassi, vide la conferma sottoporta di Montella
In coda Atalanta e Brescia che si arresero solo nel finale, caddero in Serie B un Lecce da tempo arenatosi e un Napoli alla deriva: ancorati all'ultimo posto fin dalle giornate iniziali, i partenopei chiusero il campionato raggranellando appena 14 punti, ritornando in cadetteria dopo 33 anni.
Campionato io ti amo - Stagione 1997/1998
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