Maria Valtorta – Quaderni - 16 ottobre 1944: “Noi non possiamo non parlare di quello che abbiamo visto e udito”
Apro la Bibbia. Si presenta il cap. 23° dell’Ecclesiastico, v. 1 - v. 4.
È una preghiera che mi piace. È tanto facile che la mente insuperbisca e il cuore si gonfi d’orgoglio! No. La morte piuttosto che questo. Perché questo vorrebbe dire perderti, Signore, e perderti non voglio. Usa flagelli e discipline, ma tieni a terra la tua “violetta”.
Alle 12 dico a Gesù: “Sì, Signore, conducimi per mano (stavo leggendo una frase dettata a Suor Benigna da Gesù e che era il mio pensiero del giorno). Io voglio ciò che Tu vuoi e non altro. Ma ho paura del mondo…”.
Gesù mi risponde, Lui che sa di che genere di paura parlo:
«Quando ti imponessero silenzio non riconoscendo che per mio nome e volontà tu fai quanto fai, rispondi ciò che risposero Pietro e Giovanni al Sinedrio dopo la guarigione dello storpio: “Se sia giusto dinnanzi a Dio l’ubbidire a voi piuttosto che a Dio, giudicatelo voi stessi. Noi (io) non possiamo (non posso) non parlare di quello che abbiamo (che ho) visto e udito”. Non potresti del resto impedire a Me di venire a te e di forzarti a vedere e udire. E sarebbe stoltezza in te udire il mondo che vuole imporre silenzio a Dio, anziché Dio che vuole dare luce al mondo. Se Io voglio, chi contro di Me?»
[Segue, in data 17 ottobre, il capitolo 51 dell’opera L’EVANGELO]
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