Alcune orchidee ad esempio le Phalaenopsis è normale che facciano qualche radice aerea fuori dal vaso, chi più chi meno secondo le varietà, ma quando le radici che escono dal vaso sono tante e sempre di più significa che nel vaso il bark si sta decomponendo e non tiene più l’aria oppure il terriccio non gli piace, le radici nel vaso marciscono e la pianta cerca di sopravvivere facendo radici esterne.
Il bark dura mediamente 3 anni poi inizia a decomporsi e va sostituito.
Le orchidee epifite sono coltivate in bark, basterebbe guardare in un vaso di Phalaenopsis per vedere che è solo bark, purtroppo la maggior parte dei “terricci per orchidee” che si trovano in commercio non sono dei buoni “terricci per orchidee” e oltre a un pochino di bark contengono torba, fibra di cocco e altro. Ma probabilmente questi fabbricatori di “terricci per orchidee” non hanno mai guardato cosa c’è in un vaso di Phalaenopsis ed è assurdo perché la maggior parte delle orchidee che si vendono sono Phalaenopsis.
Dal libro ORCHIDEE, STORIE & PERSONAGGI, 3° edizione, pag 369, € 26,45 acquistabile da www.orchideria.it o amazon.it: Bark Per le orchidee epifite come substrato va bene un materiale che lasci circolare bene l’aria, in Europa, America settentrionale e gli altri paesi della fascia temperata del globo si usa il bark, corteccia di conifere, solitamente pino douglas, che viene trattata per perdere la resina ed altre sostanze indesiderate. Recentemente si hanno ottimi risultati con bark di pino radiata della Nuova Zelanda, il nome commerciale è ORCHIATA, che ha il vantaggio di durare molto, si dice anche 8-10 anni prima di decomporsi.
Ma si possono usare anche altri materiali, ricordo che molti anni fa un coltivatore ligure aveva provato a coltivare Cymbidium e altre orchidee in pietra pomice con ottimi risultati. Per una decina d’anni ho partecipato a mostre di orchidee in Francia, a volte vi partecipava anche un collega che veniva dall’isola della Reunion che si trova nell’oceano indiano, coltivava le orchidee in roccia vulcanica ed aveva orchidee bellissime. Questo collega partecipava a qualche mostra in Francia, perché la Reunion è territorio francese e non servono documenti. Veniva in aereo e, poichè la roccia vulcanica è molto pesante, per contenere i costi per ogni tipo di orchidea portava una pianta fiorita in vaso che serviva da campionatura e le piante da vendere a radice nuda. Questo perché alla Reunion non hanno bark ma roccia vulcanica. Il vantaggio del bark è di essere un materiale organico che, a differenza dei materiali inerti, ha il “potere tampone”, cioè la capacità di mitigare le variazioni di acidità, mentre con i materiali inerti, se si concima con un concime acido acidifica di colpo e con un concime o bagnando con acqua calcarea il ph sale immediatamente, lo svantaggio è che il bark si decompone e dopo 3 anni va sostituito, mentre gli inerti non si decompongono.
Ci sono altri materiali utilizzati come substrato, tra gli organici lo sfagno e la fibra di cocco, e tra gli inerti l’argilla espansa, l’agriperlite ed il polistirolo, ma il bark è di gran lunga il più utilizzato.
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