Nel libro “Tutt'uno con la vita” Eckhart Tolle scrive:
“l'umanità è destinata ad andare al di là della sofferenza, ma non nel modo che pensa l'Ego. Una delle molte assunzioni errate dell'Ego, uno dei suoi molti pensieri ingannevoli è "non dovrei soffrire".
Proprio questo pensiero è la radice della sofferenza. La sofferenza ha un nobile scopo: l'evoluzione della Coscienza e la dissoluzione dell'Ego.
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L'uomo in croce è un archetipo, rappresenta ogni uomo, ogni donna. Quanto più opponete resistenza alla sofferenza, tanto più il processo è lento, perché è la resistenza che crea ancora più ego da dissolvere. Quando invece voi accettate la sofferenza, vi è un'accelerazione del processo, perché soffrite consapevolmente.
Potete accettare la sofferenza per voi stessi o per qualcun altro, come per vostro figlio o per un vostro genitore. Nel mezzo della sofferenza consapevole vi è già la trasmutazione, il fuoco della sofferenza diventa la luce della coscienza”.
Nella corso della mia esperienza come psicoterapeuta, molte pazienti mi hanno chiesto perché i loro uomini le facessero soffrire, raccontandomi le varie azioni che il loro compagno faceva. Il compito che ho sempre dato è quello di andare a vedere cosa rappresenta per loro un determinato comportamento.
Questo perché la sofferenza che noi sentiamo è agganciata ad una sensazione. Un partner che ci dà poca considerazione ci fa sentire sofferenza, soprattutto a causa dell'Ego che non viene considerato. L'Ego ha bisogno di considerazione in quanto non basta a se stesso e, se non fosse per esso, noi potremmo accettare che un uomo non ci consideri e, nel tempo, anche attraverso la sofferenza, potremmo farcene una ragione.
Invece spesso questa sofferenza viene prolungata perché noi non accettiamo quello che succede.
Non accettiamo che, a volte, abbiamo comportamenti che attirano la non considerazione. Spostando l'attenzione solo su quello che pensa l'altro o del perché l'altro si comporta in determinati modi, perdiamo l'occasione di vedere come mai spesso e volentieri ci ritroviamo in situazioni analoghe.
Il fuoco della sofferenza diventa la luce della coscienza
Non fuggendo da quella sofferenza, ma standoci dentro, noi possiamo imparare. Come ci dice Eckart Tolle:
“Il fuoco della sofferenza diventa la luce della coscienza”
Se invece di arrovellarci sul comportamento dell'altro, ci fermiamo e cerchiamo di capire che cosa ci fa soffrire veramente di quel comportamento, come, ad esempio, il non essere visti, potrei scoprire che se non sono vista dall'altro e perché io non mi sto vedendo.
Ho parlato delle donne perché nella mia vita lavorativa ho avuto più pazienti donne, ma lo stesso discorso vale per gli uomini, pensiamo ai femminicidi che avvengono perché l'uomo non accetta di non avere più la considerazione dell'ex compagna.
La sofferenza, se noi la utilizziamo, può servire a “risvegliarci”, sennò ci perdiamo un'occasione, anzi probabilmente nella realtà ci ritroveremo di nuovo in una situazione analoga.
Riflettiamo sul fatto di non sfuggire alla sofferenza, ma di accoglierla, perché così andrà via più velocemente rispetto a quando ci incaponiamo e cerchiamo di dare le responsabilità delle nostre sofferenze agli altri.
Alla prossima istantanea
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