l Festival di Sanremo del 1986 è passato alla storia più che per le canzoni in gara per le scenate dietro le quinte, dove il quartetto Anna Oxa, Loredana Bertè, Rettore e Marcella Bella se le dava di santa ragione ad ogni piè sospinto, con buona pace degli altri cantanti in gara che salivano sul palco con la faccia di chi cerca subito di far capire che «io non c’entro nulla e se c’entro, non c’ero». È esattamente il caso di questa Azzurra malinconia, piccolo gioiellino del nostro Toto Cutugno che, dopo i fasti di «un partigiano come Presidente» e di «affacciati alla finestra bella mia», prima d’inaugurare il filone nazional-popolare (con relativa collezione di secondi posti), decide di portare in gara una canzone d’amore di quelle che sapeva scrivere lui. Siamo in pieni anni ’80, quindi non sorprende il vestito da gelataio (del resto, in quella serata la Bertè girava col finto pancione da gestante, la Rettore era vestita da Mazinga Z e Anna Oxa rimaneva mezza nuda) e forse, ammettiamolo, non sorprende neppure la canzone che ci scodella una serie amena di rime baciate dedicate alla sua amata che è assente e gli manca. Quarto posto e nulla di che, quindi dall’anno dopo con Figli si cambierà registro.
Ещё видео!