Ventotene, 15 mag. (askanews) - E' allarme rosso per il riscaldamento globale che sta causando un rapido aumento delle temperature del mare con serie conseguenze anche sugli ecosistemi marini italiani. Stiamo infatti assistendo alla morte di alcune specie chiave e all'invasione di altre che meglio si adattano a un mare sempre più caldo, con una grave perdita di biodiversità. Greenpeace dall'isola di Ventotene, ultima delle Aree marine protette ad aver aderito al progetto "Mare Caldo", ha reso noti i risultati del primo anno di studi come spiega Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace.
"In un anno di progetto, il monitoraggio e gli studi condotti hanno evidenziato come vi sia effettivamente un cambiamento in atto nei nostri mari legato all'aumento delle temperature che sta fortemente modificando la biodiversità presente".
Ad oggi sono ben otto le Aree Marine Protette (AMP) che hanno deciso di aderire alla rete per monitorare, insieme a Greenpeace, gli impatti dei cambiamenti climatici sui mari italiani.
"Se le temperature superficiali ci dicono che negli anni '80 le temperature sono aumentate in maniera costante e significativa, addirittura di 1,6/1,8 gradi, a Portofino e all'Isola d'Elba i nostri sensori indicano come il calore si trasferisca via via fino in profondità. Sono ben due le onde di calore che abbiamo registrato l'estate scorsa che hanno portato addirittura a 20 gradi la temperatura fino a 25 metri di profondità. Tutto questo avviene ma non senza conseguenze".
In tutte le aree di studio sono stati osservati chiari fenomeni di mortalità su colonie animali e organismi vegetali, riconducibili all'effetto dell'aumento delle temperature. Le gorgonie sono tra le specie più sensibili e all'isola d'Elba fino al 30% di colonie presentano segni di necrosi.
Se da un lato sono urgenti azioni coordinate e globali per tagliare le emissioni di gas serra, dall'altro sono fondamentali investimenti per rafforzare e ampliare la rete di aree marine protette: solo tutelando le aree più sensibili potremo permettere ai nostri mari di adattarsi a un cambiamento che è già in atto.
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