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Mentre il sole tramontava sulla vasta distesa dell'Oceano Pacifico, gettando lunghe ombre sulle isole devastate dalla guerra, i soldati giapponesi si rannicchiavano in grotte umide e rifugi improvvisati, i loro volti emaciati segnati dai segni inconfondibili della fame prolungata. Era il 1944, e le sorti della Seconda Guerra Mondiale si erano ormai rivolte decisamente contro il Giappone Imperiale. Quella che era iniziata come un'audace campagna di conquista attraverso il Pacifico si era trasformata in una lotta disperata per la sopravvivenza, non solo contro le forze alleate, ma anche contro la morsa spietata della fame. Sull'isola di Peleliu, dove una delle battaglie più sanguinose della Guerra del Pacifico infuriò da settembre a novembre 1944, i difensori giapponesi ricorsero a mangiare pietra calcarea di corallo per placare i morsi della fame, i loro denti che si consumavano nella ricerca di qualsiasi forma di sostentamento.
Le immense distanze del Teatro del Pacifico rappresentavano sfide logistiche senza precedenti per l'esercito giapponese. Mentre i sottomarini americani pattugliavano le rotte marittime, affondando implacabilmente le navi da carico, il flusso di rifornimenti verso le guarnigioni più remote si ridusse a un rivolo. All'inizio del 1944, la situazione era diventata critica. Sull'isola di Bougainville, parte della catena delle Isole Salomone, le truppe giapponesi furono ridotte a mangiare radici, erba e persino corteccia d'albero per placare la fame. La fitta giungla dell'isola, un tempo considerata una risorsa difensiva, divenne una prigione verde in cui i soldati lottavano contro la natura stessa in una battaglia persa. Nel marzo 1944, una pattuglia giapponese su Bougainville si imbatté in un campo di taro selvatico, suscitando un breve momento di euforia prima di rendersi conto che la pianta, se non preparata correttamente, era tossica, provocando diverse morti agonizzanti.
Il Tenente Yoshihiko Yamamoto, un sopravvissuto della campagna di Bougainville, in seguito raccontò nelle sue memorie: "Invidiavamo i morti, perché non sentivano più il dolore incessante nei loro stomaci. Ogni giorno diventavamo più deboli, le nostre uniformi appese sui nostri corpi scheletrici." Le parole di Yamamoto riecheggiano il sentimento di innumerevoli soldati nel Pacifico, i loro corpi che si consumavano mentre le linee di rifornimento crollavano sotto la pressione alleata. Sull'isola di Kolombangara, a nord di Nuova Georgia, i soldati, a quanto si dice, facevano bollire le loro cinture di cuoio in una zuppa gelatinosa, disperatamente alla ricerca di qualche forma di nutrimento.
La dura realtà della fame non si limitava a Bougainville. In tutto il Pacifico, dalla Nuova Guinea alle Filippine, i soldati giapponesi si trovarono isolati e abbandonati. Sull'isola di Guadalcanal, teatro di una delle campagne più brutali della guerra, si stima che circa 10.000 soldati giapponesi siano morti per malnutrizione e malattie correlate tra agosto 1942 e febbraio 1943. L'ambiente tropicale lussureggiante, pieno di vita, divenne una crudele ironia, poiché ai soldati mancava la conoscenza necessaria per procurarsi cibo in modo sicuro. In un tragico incidente nell'ottobre 1942, un gruppo di soldati giapponesi su Guadalcanal consumò una partita di bacche sconosciute, provocando un grave avvelenamento che causò la morte di diversi uomini.
00:00 La Fame dei Soldati Giapponesi nel Pacifico
9:13 Lo Scandalo di Cannibalismo di Chichijima del 1944
16:43 Il Regno del Terrore del Generale Yoshio Tachibana
24:28 Voci dall'Isola dei Cannibali
35:49 Il Processo ai Cannibali della Seconda Guerra Mondiale
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