All’interno del Sarcofago degli Sposi - Looking inside the Sarcophagus of the Spouses
Sarcofago degli sposi da Cerveteri
urna cineraria, terracotta policroma plasmata a stampo e a mano, 530-520 a.C
Luogo di produzione, Cerveteri
dall Necropoli della Banditaccia
Dimensioni in cm, H 140; Lungh. 202
Sarcophagus of the Spouses (or Sarcophagus with Reclining Couple)
from the Banditaccia necropolis, Cerveteri, Italy, c. 520 B.C.E.
painted terracotta moulded-handmade, H 140; Length. 202
3 feet 9 1/2 inches x 6 feet 7 inches
Sala 12
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Rome
Recomposed from about four hundred fragments, the sarcophagus of the spouses is actually an urn intended to hold the material remains of the deceased.
Shaped in the round, the work represents a couple lying on a bed (kline), their busts raised frontally in the typical position of the banquet. The man surrounds the woman's shoulders with his right arm, so that their faces with their typical "archaic smile" are very close; the arrangement of the hands and fingers suggests the original presence of objects now lost, such as a cup for drinking wine or a small vase from which to pour precious perfume.
The Etruscans took up the ideology of the banquet from the Greeks as a sign of economic and social distinction and recalled their adherence to this practice also in the funerary context, as evidenced by the frequent scenes of banquets painted in the Etruscan tombs and the large number of objects related to the consumption of wine and meat found in them.
It is certainly a novelty compared to the Greek custom that the presence of the woman next to the man in a completely equal position, indeed with the elegance of her clothing and the imperiousness of her gestures, the female figure seems to dominate the scene capturing all our attention.
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SARCOFAGO DEGLI SPOSI - The sarcophagus of the spouses
E’ un capolavoro conosciuto in tutto il mondo. I due sposi ci guardano, dialogano e suscitano domande. Il loro abbraccio evoca una storia d’amore e arriva al cuore delle persone: è magnetico.
Vediamo un sorriso enigmatico. In realtà è un espediente dell’arte antica chiamato sorriso arcaico: non si voleva riprodurre il sorriso umano, ma accentuare le espressioni del volto.
Gli occhi sono oggi vuoti, ma nella superficie incavata doveva esserci del colore: nero e bianco. Anche se non siamo abituati ad immaginarlo, le opere d’arte antica erano vivacemente colorate: nel Museo si trovano molte altre opere che hanno conservato tracce di colore.
I due sono ritratti in un tenero abbraccio mentre stanno per bere del vino insieme, uno dei momenti più belli della quotidianità che si voleva protrarre anche dopo la morte. È una scena di vita e al tempo stesso di intimità, raffigurata su di un sarcofago che conteneva i resti dei defunti, rappresentandoli come se non fossero mai morti.
La postura delle mani evoca la presenza di oggetti che sono andati perduti: lei forse si stava cospargendo con unguenti, un gesto che poteva avere anche un significato funerario, mentre lui poteva recare in mano delle ghirlande o una coppa.
Per gli Etruschi era normale che le donne partecipassero al banchetto con pari diritto e pari dignità degli uomini, cosa che per i Greci non era ammissibile.
Il Mediterraneo nella seconda metà del VI secolo a. C. è travolto da eventi non troppo diversi da quelli che lo scuotono ancora oggi.
L’Asia minore (odierna Turchia) era all’epoca interessata dall’avanzata dei Persiani, che spinsero i Greci di Focea, da tempo insediati lungo le coste della Ionia, a spostarsi verso occidente: alcuni si diressero verso un’area che già frequentavano e dove decenni prima avevano fondato colonie come Marsiglia; altri, in particolare artigiani, vengono accolti dagli Etruschi.
A loro si deve quella commistione culturale e artistica che dette luogo alle prime tombe affrescate di Tarquinia, alle lastre dipinte e al Sarcofago degli sposi: una testimonianza straordinaria delle profonde affinità che hanno legato per tutto il corso della loro storia gli Etruschi ai Greci.
Fu scoperto nel 1881 in 400 frammenti nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri. Realizzato in argilla cotta, ne è nota con certezza soltanto una replica oggi conservata al Museo del Louvre.
La qualità dei dettagli consente di soffermarsi su molti particolari del vestiario e dell’atteggiamento dei simposiasti: colpisce in particolare il copricapo della donna, il caratteristico tutulus etrusco, e le sue calzature, i cosiddetti calcei repandi, ossia ripiegati verso l’alto, secondo una moda che rimanda in apparenza all’Oriente.
Straordinaria risulta la capacità dell’artista di conquistare lo spazio, proiettando verso lo spettatore i gesti dei due sposi, il cui coinvolgente abbraccio è talmente efficace da non necessitare quasi di alcuna mediazione per suscitare emozioni.
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