È accusato di tentato omicidio l’albanese di 48 anni arrestato dopo la sparatoria avvenuta nel tardo pomeriggio di lunedì in via Gravellona a Vigevano che ha portato al ferimento di un 56enne di nazionalità egiziana. Una porta blindata ha evitato una strage. I motivi dell’agguato sarebbero da ricondurre a vecchi dissidi di vicinato. L’arrestato vive in una casa di corte all’inizio di via Gravellona, nei pressi della rotonda di Santa Giuliana, nello stesso caseggiato dove abita la famiglia della vittima. Attorno alle 18, il 48enne albanese avrebbe sparato all’indirizzo del vicino. In terra sono stati trovati due bossoli, anche se alcuni residenti della zona riferiscono di aver sentito tre colpi, partiti da una pistola che, si è poi scoperto, era detenuta irregolarmente, motivo per cui il 48enne dovrà rispondere anche di porto abusivo d’armi. Fortunatamente la vittima è stata colpita soltanto di striscio. Aveva una ferita alla testa, è fuggito e ha chiesto aiuto in strada. L’assalitore avrebbe invece salito le scale per dirigersi verso l’appartamento del rivale, dove c’era il resto della famiglia della vittima: la moglie, due figlie e la nipote di quattro mesi. Si sono barricate, perché il 48enne albanese era fuori di sé. Avrebbe tentato di sfondare la porta, che però, essendo blindata, ha resistito anche ai colpi di una mazza da muratore. Se quella porta avesse ceduto, la situazione sarebbe potuta diventare tragica. Mentre il 48enne cercava di entrare nella casa dei vicini, sono arrivate le forze dell’ordine che hanno detto a tutti i residenti della zona di barricarsi in casa. Lo sparatore, vedendo le divise, sarebbe sceso in cortile, sempre armato della sua pistola. Ha chiesto di parlare con un carabiniere del nucleo operativo di Vigevano, che conosceva personalmente, fidandosi solo di lui. Il militare non era in servizio, è stato chiamato ed è giunto rapidamente sul posto. Nel frattempo i medici del 118 hanno portato via il 56enne ferito, poi ricoverato al San Matteo e dimesso in serata con tre settimane di prognosi. Il sovrintendente dei carabinieri ha intavolato una trattativa con lo sparatore. Dalla strada si sentivano le urla del 48enne albanese. Il militare lo ha riportato alla calma, per infine convincerlo ad arrendersi. È stato portato in caserma. In serata sono state formalizzate nei suoi confronti le accuse di tentato omicidio e detenzione abusiva di armi. Attorno alle otto e venti, due ore dopo gli spari, dalla casa di via Gravellona sono uscite, accompagnate dai carabinieri, due donne. Una di loro aveva in braccio una bambina di pochi mesi. Adesso sì, è davvero tutto finito.
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