"Un memorandum che ha permesso di gestire meglio i flussi migratori non può essere gettato a mare, ma sicuramente ci sono ampi spazi per rimediare a qualche aspetto che non si è rivelato soddisfacente". Così a margine dell'assemblea di Confitarma a Roma, il premier Conte spiega la posizione del governo in vista della scadenza dell'accordo di cooperazione sull'immigrazione siglato nel 2017 tra Italia e Libia. Diversi esponenti della maggioranza, oltre ad associazioni e personalità che si occupano di immigrazione, hanno chiesto all'esecutivo di non rinnovare l'intesa, considerando le numerose e documentate violenze che i migranti subiscono nei centri di detenzione libici e da parte della cosiddetta guardia costiera libica. Il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano però respinge l'accusa di chiudere gli occhi davanti a queste atrocità: "Il nostro obiettivo è che sia l'Unhcr a gestire i campi". Un obiettivo in realtà proclamato da anni dall'Italia e dall'Europa, ma che vista la situazione di instabilità in cui si trova la Libia sembra molto lontano dal poter essere centrato. "Magari è perché si è provato male a raggiungerlo - ribatte Di Stefano - la strada politica si può perseguire". E sui finanziamenti alla guardia costiera libica, che come dimostrato da diverse inchieste giornalistiche è in mano in buona parte ai trafficanti, il sottosegretario dice: "Non possiamo chiedere un servizio (ovvero quello di bloccare le partenze) se non lo hai finanziato"
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