La sindrome dell’intestino (o colon) irritabile è spesso citata in modo improprio rispetto a una sintomatologia altrettanto varia che imprecisa. Il Prof. Giovanni Cammarota (UOC Medicina Interna e Gastroenterologia) fa chiarezza in merito. CEMAD Centro Malattie dell'Apparato Digerente del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS [ Ссылка ]
La Sindrome dell’Intestino Irritabile è una condizione clinica molto comune – circa l’80% dei pazienti che si rivolge a un ambulatorio di gastroenterologia lamenta sintomi riconducibili ad una condizione di cosiddetto colon irritabile. Che cos’è il colon irritabile? E’ una condizione clinica che non prevede alla base una patologia organica, per cui non c’è nessuna patologia evidenziabile con i comuni esami laboratoristici, di imaging oppure endoscopici. Il paziente da questo punto di vista sta bene, nel senso che non ci sono dei parametri obiettivabili e riscontrabili che possono far sospettare una patologia e condurre ad una diagnosi. Sono piuttosto i parametri di normalità, però, associabili ad una sintomatologia che il paziente riferisce come frequente e duratura, che possono far indirizzare il medico verso la diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile. Dal punto di vista clinico, si presenta nel modo più diverso, si può presentare con una serie di sintomi gastrointestinali che comprendono diarrea o anche stipsi, il gonfiore, a volte il dolore addominale. Una serie di sintomi, quindi, molto fastidiosi ma che non hanno alla base una patologia organica. Che cosa si deve fare per questi pazienti? Molto spesso, semplicemente rassicurarli, far capire loro che comunque non hanno una patologia di base organica importante che necessita di esami strumentali o laboratoristici ripetuti e di volta in volta prescrivere la terapia adatta a risolvere la sintomatologia che il paziente lamenta in quel momento. Il fatto che il paziente venga tranquillizzato dal medico è molto importante, perché anche la percezione del paziente stesso dei sintomi che lamenta fa parte della sindrome dell’intestino irritabile, per cui aiutare il paziente a comprendere la propria condizione clinica è già un mezzo stesso per poterlo curare. Molto spesso, i pazienti ci chiedono cosa devono o non devono mangiare in relazione alla sintomatologia riconducibile alla sindrome dell’intestino irritabile. E’ chiaro che la guida dal punto di vista della dieta da consigliare al paziente deve tener conto della sintomatologia prevalente in quel tipo di paziente. Per esempio, un paziente che ha una prevalenza di gonfiore addominale, noi dobbiamo consigliare di introdurre una minore quantità di carboidrati, perché i carboidrati possono, in teoria, soprattutto se abbiamo un paziente che è anche intollerante ad alcuni zuccheri, aumentare ed esacerbare la sintomatologia del gonfiore. Nei pazienti, invece, che lamentano diarrea noi dobbiamo indirizzarli ad una dieta che non favorisca uno svuotamento troppo rapido addominale, quindi una dieta povera di fibre e carboidrati, qualcosa che aiuti a frenare l’avo tendenzialmente diarroico. Ad altri pazienti, invece, che hanno una prevalenza di stipsi dobbiamo al contrario consigliare una dieta che possa favorire lo svuotamento gastrointestinale, quindi fibre, soprattutto di tipo alimentare, che possano aiutarlo a risolvere il suo sintomo."
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